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Creta, V sec. a.C.), discepolo di Anassimene. Modificò la dottrina della scuola
ionica con spunti presi da Anassagora; ammise che l’aria è l’elemento primordiale,
costitutivo di tutte le cose, ma dotò tale principio delle qualità attribuite da
Anassagora al nûs: infinitezza, eternità, immutabilità, onnipotenza, conoscenza di
tutto, avendo lutto disposto con ogni bellezza e perfezione. Del suo trattato Sulla
natura possediamo solo qualche frammento.
DIOGENE di Babilonia, in gr. Diogénēs ho Babylonios, filosofo stoico (Seleucia,
presso Babilonia, II sec. a.C.) Fu discepolo di Crisippo e di Zenone di Tarso, al
quale successe nello scolarcato e fece parte, insieme con il peripatetico Critolao e
con l’accademico Cameade, dell’ambasceria mandata a Roma dagli Ateniesi per la
questione di Oropo (155). I suoi scritti sono perduti; secondo Cicerone, fu autore di
un trattato sulla divinazione.
DIOGENE di Enoanda, epicureo greco del II sec. d.C. Entusiasta sostenitore della
dottrina che professava, è celebre per averne fatto incidere una sintesi, che è giunta
sino a noi, su un portico della sua città.
Bibliogr.: Diogenes Oenoandensis fragmenta, a cura di C. W. Chilton, Lipsia 1967.
È disponibile una traduzione italiana, a cura di A. Grilli, in: Studi di filosofia
antica, Bari 1950.
DIOGENE Laerzio o di Laerte, in gr. Diogénēs Laértios, scrittore greco (nato forse
a Laerte, in Cilicia) della prima metà del III sec. d.C., autore di un’opera biografico-
dossografica in dieci libri su « le vite, le dottrine e le opinioni di filosofi illustri »,
giunta a noi nella tradizione manoscritta con titolo incerto. L’opera, dedicala a una
nobildonna seguace del platonismo, molto probabilmente Arria, contemporanea di
Alessandro Severo, contiene la vita di ottantaquattro filosofi, compresi fra i Sette
sapienti ed Epicuro. Essa ha il merito notevole di essere basata su numerose e buone
fonti oggi perdute e di conservarci frammenti e documenti autentici di grande valore,
come il testamento e le lettere di Epicuro. Diogene Laerzio, pur esponendo talvolta
in maniera imprecisa e superficiale, dottrine filosofiche per nessuna delle quali
sembra mostrare particolare predilezione, offre un prezioso strumento per la
conoscenza del pensiero greco.
Bibliogr.: Edizione critica delle Vite a cura di O. Apelt, 2 voll., Lipsia 1921; in
italiano: Vite dei filosofi, a cura di M. Gigante, Bari 1952; su D. L.: M. Dal Pra, La
storiografia filosofica antica, Milano 1950.
DIOGENE di Sinope, detto il Cinico, filosofo greco (Sinope 413 a.C. - † 327).
Discepolo di Antistene, il fondatore della scuola cinica, per il suo modo di vita
antisociale e clamorosamente ostile all’opinione comune, in conformità con
l’estremo radicalismo delle sue posizioni filosofiche, divenne una figura leggendaria
già presso gli antichi. Riteneva la virtù il sommo bene, davanti alla quale gli onori,
le ricchezze e la stessa scienza sono solo da disprezzare come falsi beni. II saggio
deve aspirare a liberarsi da qualsiasi desiderio, a ridurre al minimo le proprie
necessità di uomo.
Avendo visto una volta un fanciullo che beveva a una fonte dal cavo delle mani, si