Page 248 - Dizionario di Filosofia
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(che  si  muove  per  analisi)  e discendente  (che  procede  per  sintesi).  Può  essere

          diretta  o indiretta:  in  questo  secondo  caso  prova  per  assurdo  una  verità,
          dimostrando cioè che la sua non ammissione negherebbe le premesse.
          Questa  teoria  della  dimostrazione,  accolta  e  ulteriormente  approfondita  dalla
          scolastica,  fu  accettata  fino  all’età  moderna,  quando,  con  il  mutare  del  concetto
          stesso  di  conoscenza,  in  seguito  soprattutto  all’ampliamento  delle  prospettive
          scientifiche e al conseguente prevalere del metodo induttivo su quello deduttivo, fu

          messa in crisi dai filosofi empiristi, a partire da Locke.
          Nella  logica  contemporanea,  che  si  muove  nell’ambito  di  una  scienza  non  più
          dimostrativa,  il  concetto  di  dimostrazione  è  accantonato  e  sostituito  semmai  con
          quello di prova.
          DINAMISMO.  Il  dinamismo  è  caratteristico  di  tutti  quei  sistemi  che,  negli  esseri,
          danno  rilievo  alla  forza  piuttosto  che  alla  sostanza.  Già  presente  presso  alcuni

          filosofi ionici, caratterizza l’intero pensiero di Aristotele, che concepisce la realtà
          come perenne capacità di sviluppo e di movimento. Anche lo stoicismo può essere
          considerato come una forma di dinamismo panteistico. In epoca moderna, ricompare
          nella filosofia di Leibniz; nei secc. XIX e XX è caratteristico del pensiero di Herbart,
          Maine de Biran, Lotze, Ravaisson e Renouvier, Bergson.

          In sede biologica diventa vitalismo*, che spiega i fatti organici come derivati da una
          « forza vitale » distinta sia dall’anima sia dall’organismo stesso.
          Il dinamismo si contrappone al meccanicismo, tipico, in particolare, del sistema di
          Cartesio (teoria dell’animale-macchina).
          DINGLER (Hugo), filosofo tedesco (Monaco 1881-1954). Professore a Darmstadt dal
          1920, si è interessato soprattutto di logica e di metodologia della scienza. Partendo

          da un’adesione alle teorie di Mach e di Husserl, e in polemica con il neopositivismo,
          ha  sostenuto  l’esistenza  di forme a priori  di  derivazione  kantiana  alla  base  della
          geometria e della fìsica, introdotte nel ragionamento scientifico come frutto di una
          libera  scelta,  prive  quindi  di  qualsiasi  riferimento  metafìsico  e  aventi  valore
          puramente convenzionale. Opere principali: Filosofia della logica e dell’aritmetica

          (1931), Storia filosofica della scienza (1932), Il metodo della ricerca nelle scienze
          (1938).
          DIO.  La  formazione  e  la  struttura  dell’idea  di Dio  entro  le  singole  culture  sono
          studiate  dall’etnologia  religiosa  e  dalla  storia  delle  religioni.  La  varietà  delle
          esperienze  religiose  e  delle  connesse  nozioni  della  divinità  dà  luogo  a  una
          controversia  preliminare.  Nei  primi  contrasti  fra  cristianesimo  e  paganesimo,  per

          affermare il principio della rivelazione originaria, attraverso la quale il vero Dio si
          è manifestato a tutta l’umanità, le religioni pagane vengono presentate come plagi,
          scadimenti e degenerazioni di quel tesoro primordiale, che l’umanità colpevole non
          ha  saputo  conservare  nella  sua  integrità:  gli  dei  dell’Olimpo  sono  demoni,  angeli
          decaduti, dal che discende l’intrinseca perversità del culto a essi dedicato. Tuttavia,

          un’attenta  analisi  delle  religioni  precristiane,  anche  delle  più  strane  e  più  rozze,
          rivela  la  presenza  in  esse  di  residui  riconoscibili  di  quella  verità  originaria.  Si
          costituisce  così  la  teoria  del monoteismo primordiale, che ha avuto una singolare
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