Page 247 - Dizionario di Filosofia
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DILEMMA  (gr. dílēmma,  da di-,  due  e lêmma,  proposizione).  Nella  logica,

          ragionamento basato su due proposizioni (dette corna del dilemma), l’una delle quali
          è necessariamente vera se l’altra è falsa e che portano entrambe in modo categorico
          a una stessa conclusione. Esso è una varietà del sillogismo disgiuntivo, che ha come
          premessa  maggiore  una  proposizione  disgiuntiva  esprimente  un’alternativa.  Il
          dilemma  è  un  argomento  di  notevole  efficacia  alla  condizione  che  le  due  ipotesi
          enunciate nella premessa maggiore siano realmente le sole possibili; tale condizione

          si verifica solo raramente. (V. TRILEMMA, QUADRILEMMA.)
          DILTHEY  (Wilhelm),  filosofo  e  storico  tedesco  (Biebrich,  Renania,  1833  -Siusi,
          Bolzano,  1911).  Avviato  dal  padre  a  studi  ecclesiastici,  passò  in  seguito
          all’università  di  Berlino,  dove  si  laureò  in  filosofia.  Iniziò  a  Basilea  la  carriera
          dell’insegnamento universitario, che continuò poi a Breslavia, a Kiel e a Berlino. In

          polemica  con  il  movimento  neocriticista,  che  considerava  l’uomo  come  un  essere
          pensante isolato e avulso da ogni contesto, volle invece valorizzare anche la volontà
          e il sentimento come real tà concrete del soggetto e rivendicò la superiorità delle «
          scienze dello spirito », in contrasto con l’eccessiva esaltazione che il positivismo
          faceva delle scienze della natura. Così il compito della filosofia per lui non è quello
          di  costruire  metafìsiche,  ma  di  intendere  i  vari  momenti  storici  attraverso  i  quali

          l’uomo ha realizzato se stesso e di cogliere la complessa trama dei rapporti che di
          volta  in  volta  legano  il  singolo  alla  sua  cultura  e  alla  sua  società  (relativismo
          storico).
          Ebbe grandissima influenza sulla cultura del tempo e a lui si ispirarono Meinecke,
          Simmel  e  Weber;  tra  i  suoi  discepoli  furono  Troeltsch,  Spranger,  Rothacker,
          Spengler.
          Opere: Introduzione  alle  scienze  dello  spirito  (1883), Idee  di  una  psicologia

          descrittiva  e  analitica         (1894), Storia  della  giovinezza  di  Hegel  (1905),
          L’esperienza  sensibile  e  la  poesia  (1905), L’essenza  della  filosofia  (1907), La
          costruzione  del  mondo  storico  nelle  scienze  dello  spirito  (1910), L’analisi
          dell’uomo e l’intuizione della natura dal Rinascimento al sec. XVIII, una raccolta
          di studi apparsi dal 1891 al 1904.

          Bibliogr.:  Gesammelte  Schriften,  12  voll.,  Lipsia-Berlino  1914-1936;  in  italiano:
          L’analisi dell’uomo e l’intuizione della natura, a cura di G. Sanna, 2 voll., Firenze
          1927 (rist.: 1974); Critica della ragione storica, a cura di P. Rossi, Torino 1954; su
          D.: P. Rossi, Lo storicismo tedesco contemporaneo, Torino 1971.
          DIMOSTRAZIONE. Procedimento logico mediante il quale si stabilisce la verità di un

          enunciato.  Aristotele  per  primo  determinò  tale  concetto  che  identificò  con  il  «
          sillogismo  scientifico  »,  quello  che  parte  cioè  da  premesse  vere  e  produce  la
          scienza, in contrapposizione con il « sillogismo dialettico », che si muove nella sfera
          del  probabile.  Poiché  la  dimostrazione  consiste  nel  provare  la  verità  di  una
          proposizione mostrando che è la conseguenza necessaria di un’altra o di un insieme

          di altre ammesse come vere, essa finisce con l’essere « sillogismo del necessario ».
          Lo strumento mediante il quale procede è il ragionamento; i punti di partenza sono
          l e definizioni,  gli assiomi,  i postulati.  Si  distingue  in dimostrazione  ascendente
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