Page 25 - Dizionario di Filosofia
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dell’uomo  sull’uomo  e  quindi  sull’antagonismo  e  la  lotta  delle  classi,  dopo  il

          periodo  delle  comunità  primitive),  egli  si  rifiuta  di  fornire  descrizioni
          avveniristiche. È semplicemente considerato da lui una situazione sociale in cui « il
          libero  sviluppo  di  ciascuno  sarà  la  condizione  del  libero  sviluppo  di  tutti  ».
          Proposizione in cui è essenziale la precedenza del « ciascuno » sui « tutti ». Il che
          significa una estrema egualitaria affermazione dell’individualità umana all’interno, e
          come fondamento, della comunità sociale. Così Marx eredita l’essenziale anche del

          liberalismo da lui combattuto sul piano strettamente politico ed economico.
                Il  marxismo  è  dunque  una  «  complessa  dottrina  »,  come  diceva  Antonio
          Labriola, ma è anche, per adoperare un’altra sua formulazione, un « complesso di
          dottrine », che se facevano uno nella testa di Marx (come diceva ancora Labriola) si
          possono tuttavia distinguere. Nel modo seguente: a) una generale teoria della storia o
          scienza  della  storia  («  materialismo  storico  »),  fondata  innanzi  tutto  sullo  studio
          delle  «  epoche  economiche  della  struttura  della  società  »,  intese  come  varia

          combinazione, nello sviluppo e nel regresso, di due fattori costanti, forza-lavoro e
          mezzi di produzione (strumenti, e realtà naturali a cui essi si applicano), fin dalle
          formazioni più primitive preclassiste, in cui ancora prevale la struttura sociale della
          parentela  su  quella  più  propriamente  economica; b)  una  «  critica  dell’economia
          politica » o analisi del modo di produzione capitalistico e della « formazione sociale
          »  a  cui  dà  luogo; c)  una  scienza  della transizione  al  socialismo,  o  teoria  della

          rivoluzione, che s’innesta sull’analisi precedente e deve esser sempre aggiornata e
          differenziata  secondo le  nuove  e  diverse  situazioni  storiche.  Nel  periodo  del
          dogmatismo  staliniano,  al  di  sopra  di  questi  distinti  campi,  fu  codificato  un  «
          materialismo dialettico », inteso come teoria generale della natura e della storia, di
          cui il materialismo storico sarebbe stato un particolare caso di applicazione. Oggi
          questa visione scolastica e schematica è, in generale, abbandonata, e l’espressione «
          materialismo  dialettico  »  è  piuttosto,  semmai,  riserbata  a  designare  la  riflessione

          complessiva  (epistemologica)  del  marxismo  su  se  stesso  e  in  rapporto  agli  altri
          campi del sapere, tuttavia sottoposti alla critica delle ideologie di classe che in essi
          possono  nascondersi.  Il  nucleo  generatore,  originario  e  permanente,  del  marxismo
          sembra essere tuttavia non il materialismo storico, bensì ciò che Marx chiamava «
          critica dell’economia politica », ossia l’analisi della struttura della « attuale società

          », delle categorie economiche che la sorreggono, nel loro intreccio indissolubile con
          le  strutture  politiche,  istituzionali,  statuali  (il  nesso  economiapolitica  è  il  cuore
          stesso  del  marxismo).  Poiché,  nel  marxismo,  è  dalla  scienza  del  presente  che  si
          guadagna per via differenziale quella del passato, da cui il presente è uscito, ed è dal
          sociale  che  si  accede  allo storico,  e  non  viceversa  (a  differenza  degli  storicismi
          idealistici).
                Il  marxismo  è  sorto  consapevolmente  alla  confluenza  e  come  superamento
          critico dell’economia classica inglese (Smith, Ricardo) e del socialismo utopistico

          soprattutto francese (Saint-Simon, Fourier), sul terreno di una dialettica di matrice
          hegeliana.  Ma una dialettica liberata, secondo  Marx, dal suo lato « mistico » e «
          mistificante  »,  che  attraverso  l’Idea,  conduceva,  in  Hegel,  a  una  conformistica
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