Page 238 - Dizionario di Filosofia
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». « Si aggiunge alla virtù quello che si sottrae ai piaceri ».
DÈMONE (gr. dáimōn). In Grecia, termine che indicava una sorta di potenza spirituale
inferiore alla divinità, ma pur sempre superiore all’uomo; in questo senso è stato
usato da Platone a proposito di Socrate, il quale era solito dirsi ispirato da un genio
particolare che chiamava « il suo demone ». Socrate voleva, con tale immagine,
alludere alla consapevolezza etica in qualche misura sempre presente in ogni uomo.
Nelle concezioni filosofiche a sfondo religioso, in particolare nel cristianesimo, è
indicato con questo termine il principio attivo del male (il Maligno), contrapposto
all’infinita bontà divina.
DE MORGAN (Augustus), matematico e logico inglese (Madura, India, 1806-Londra
1871). Insegnò all’università di Londra e, come George Boole, fu un precursore nel
campo della logica matematica. Notevole la sua opera Logica formale o calcolo
dell’inferenza (1847).
DENOTAZIONE. Nella logica, proprietà che un dato concetto possiede, in quanto
genere, di poter essere riferito a molti individui o cose (specie). [In tal modo la
denotazione coincide con l’estensione*, di cui talora è usato come sinonimo, e si
contrappone alla connotazione*.]
DE RUGGIERO (Guido), storico della filosofia italiano (Napoli 1888 - Roma 1948).
Docente a Messina, e dal 1925 a Roma, nel 1944 succedette al Carabellese nella
cattedra di storia della filosofia. I suoi scritti e le sue prese di posizione gli valsero
il confino e la prigionia nel 1941 e nel 1943. Ha lasciato il suo nome legato
soprattutto alla Storia della filosofia, in cui, sul modello tedesco, volle disegnare la
storia del pensiero europeo con grande ampiezza e in prospettiva idealistica. Altre
opere: Storia dei liberalismo europeo (1925), Filosofi del 1900 (1934).
Bibliogr.: La Storia della filosofia è ristampata nella collana Universale Laterza, II
voll.; su D.R., importante lo studio di R. De Felice (con ampia bibliografia)
premesso alla raccolta di Scritti politici, 1912-1926, Bologna 1963.
DE SANCTIS (Francesco), critico letterario italiano (Morra Irpino, Avellino, 1817 -
Napoli 1883). Allievo di Basilio Puoti, studiò in particolare gli scritti di estetica
dello Hegel, svolgendo per alcuni anni la funzione di insegnante. Nel 1848 prese
parte ai moti rivoluzionari di Napoli, e da allora visse, prima a Torino, quindi a
Zurigo, dove insegnò letteratura italiana al politecnico, intrecciando gli interessi
letterari a un impegno politico e morale di vasto respiro.
Rientrato a Napoli nel 1860, partecipò attivamente alla vita politica, assumendo, nel
1878-1879, la carica di ministro della (pubblica istruzione. Dal punto di vista
filosofico ha estrema importanza la Storia della letteratura italiana, composta tra il
1868 e il 1870, integrata quindi negli anni successivi per quanto riguarda gli sviluppi
ottocenteschi. In essa si delinea, con profonda consapevolezza filosofica, una vera e
propria storia civile e morale della cultura italiana, in cui gli elementi filosofici e
politici chiariscono e risolvono l’analisi estetica, in una ripresa originale della
dialettica hegeliana.
Bibliogr.: Teoria e storia della letteratura, 2 voll., a cura di B. Croce, Bari 1926;