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doveva restare uno dei suoi grandi autori, accanto al De Sanctis e allo Hegel. Da una
intensa meditazione sui dati raccolti, nacque la memoria del 1893 La storia ridotta
sotto il concetto generale dell’arte. In essa la proposta di identità tendenziale fra
l’arte e la storia è motivata col carattere « individuale » del loro oggetto. Negli anni
immediatamente seguenti (1895-1900) il Croce, in stretto contatto col Labriola, si
avvicinò con la stessa ansia di chiarificare e di « capire » all’opera di Marx. Frutto
di questa meditazione furono alcuni scritti, talvolta molto specialistici, raccolti poi
nel volume Materialismo storico ed economia marxistica (1900). Il marxismo è
respinto come globale concezione del mondo ed è accolto solo come canone di
interpretazione della storia, nel senso molto particolare e limitativo che a esso si
riconosce il merito di aver posto l’accento sul momento « economico » dell’attività
umana, spesso ignorato o trascurato dalla filosofia tradizionale. A quegli stessi anni
dell’ultimo Ottocento risalgono l’inizio dell’amicizia con il Gentile, ancora studente
a Pisa, e la prima formulazione del proposito di comporre un’estetica e una storia
dell’estetica. A conclusione di un lungo travaglio di pensiero il Croce pubblicò nel
1902 l’Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale*, un libro che
ha rivestito un’importanza assolutamente eccezionale nella storia della cultura
italiana e che ha esercitato una vasta influenza su tutta la cultura europea. Nel 1903
usci il primo numero della Critica, la rivista che per oltre un quarantennio fu la
palestra e la guida dei migliori intellettuali italiani, assolvendo anche, specialmente
nel periodo fascista, alla funzione di specchio demistificatore del dilettantismo e
della goffaggine imperanti. Se la funzione importantissima della rivista, punto di
riferimento di tutta l’intellettualità antifascista non può essere sottovalutata, è però da
aggiungere che per certi aspetti contribuì a consolidare certe chiusure tradizionali
della cultura italiana. Ad esempio la polemica indiscriminata contro qualunque
manifestazione delle tendenze positivistiche e pragmatiste, finì coll’impedire uno
sviluppo e un arricchimento della cultura filosofica, che si sarebbe potuto verificare
allargando l’interesse ai problemi della storiografia scientifica e alla filosofia della
scienza. Sulle idee elaborate nell’Estetica del 1902 il Croce tornò più volte, in uno
sforzo incessante di approfondimento e di chiarificazione: si ricordano qui il
Breviario di estetica* (1913), i Nuovi saggi di estetica (1920) e La poesia (1936),
nel quale ultimo scritto l’introduzione del nuovo concetto di « letteratura » tende a
favorire una più libera aderenza della critica alla varietà dei fatti letterari.
Questo costante lavoro di ripensamento e di chiarificazione trovò il suo alimento
principale nella vasta operosità del Croce come critico letterario, che dette come
frutti, fra gü altri, i Saggi sulla letteratura italiana del Seicento (1911), La
letteratura della nuova Italia (6 voll., 1914-1940), Ariosto, Shakespeare, Corneille
(1920), Conversazioni critiche (1918-1939), La poesia di Dante (1921), Poesia e
non poesia (1923), Poesia popolare e poesia d’arte (1933), Poesia antica e
moderna (1941), Letture di poeti (1950). Accanto a questa attività si sviluppò
l’altra di « svolgimento e compimento di quel complesso di pensieri impliciti
nell’Estetica ». Nel 1909 uscì nel testo completo la Logica come scienza del
concetto puro*, alla quale fece seguito nello stesso anno la Filosofia della pratica,