Page 219 - Dizionario di Filosofia
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illustre della scuola cinica.  Non si riscontrano in  Cratete gli estremismi propri di

          Antistene; da lui ha origine il movimento da cui si formerà più tardi lo stoicismo.
          Contemporaneo di Stilpone e di Menedemo, fu uno dei maestri di Zenone di Cizio,
          che vedeva in lui un’immagine vivente di Socrate. Compose un poema parodico in
          lode della vita cinica.

          CRÀTILO,  in  gr. Kratýlos,  filosofo  greco  della  scuola  di  Eraclito  (fine  del V sec.
          a.C.).  Spingendo  all’estremo  la  dottrina  di  Eraclito  per  il  quale  l’essenza
          dell’universo  stava  nel  continuo  divenire,  credeva,  secondo  quanto  afferma
          Aristotele,  nella  trasformazione  assoluta  delle  cose  e,  di  conseguenza,  non  osava
          pronunciarsi  intorno  a  nulla.  Per  primo,  probabilmente,  studiò  l’etimologia  delle
          parole.  Platone, che fu suo discepolo prima di seguire l’insegnamento di  Socrate,
          intitolò da lui uno dei suoi dialoghi.

          CRATIPPO, in gr. Krátippos, filosofo greco nato a Pergamo (I sec. a.C.). Insegnò a
          Mitilene,  dove  conobbe  Cicerone,  quindi  ad  Atene,  dove  si  recò  su  invito
          dell’Areopago,  aprendovi  una  scuola  o  secondo  altri  succedendo  nello  scolarcato
          peripatetico ad Andronico di Rodi (44). Cicerone, che mandò ad Atene suo figlio

          perché ne seguisse le lezioni e gli fece ottenere da Cesare la cittadinanza romana, è
          l’unica  fonte  per  la  conoscenza  del  suo  pensiero  (nel De  divinatione).  Secondo
          Cratippo,  peripatetico  ma  con  tendenze  platonizzanti,  l’anima  senziente,  motrice,
          sostanzialmente legata a un corpo: ma la sua parte intelligente, derivata dall’anima
          divina, partecipa dell’immaterialità di questa; perciò, quanto più l’anima si stacca
          dal corpo e si avvicina all’anima divina, tanto più attinge la verità. Su questa teoria
          psicologica egli fondava la possibilità della divinazione attraverso i sogni.

          CREAZIONE.  In  metafisica,  l’atto  mediante  il  quale  Dio  genera  dal  nulla  il  mondo
          assegnandogli un’esistenza separata. Per insistere sul valore della parola creazione
          si  parla  spesso  di  creazione ex  nihilo  (cioè  «  dal  nulla  »).  Questa  espressione
          esclude  radicalmente  la  concezione  panteistica,  secondo  cui  Dio  coincide  e  si
          identifica con il mondo. L’idea pura di creazione non è presente in nessuna religione

          dell’antichità, salvo che nell’ebraismo. Il sistema di Platone è stato invocato sia dai
          sostenitori della creazione sia dai loro avversari; quello di Aristotele, contrario alla
          creazione  in  quanto  afferma  l’eternità  del  mondo,  ha  fornito  ciononostante  al
          creazionismo il suo principale argomento, con la teoria della necessità di un motore
          primo. Il dogma cristiano ha assicurato in seguito la fortuna dell’idea di creazione,
          che nel medioevo ha avuto il suo principale contraddittore nell’averroismo. Cartesio
          ha  sostenuto,  con  la  libertà  assoluta  di  Dio,  la  creazione ex nihilo.  Kant  ha  fatto

          dell’idea di un inizio primo del mondo una delle sue antinomie*.
          •  Creazione  continua,  nozione  introdotta  dalla  scolastica  e  ripresa  da  Cartesio
          secondo la quale si deve ammettere l’azione creatrice come persistente per tutto il
          tempo in cui la creatura sussiste. (Una sostanza ha cioè bisogno in ogni istante della
          sua  esistenza  del  sostegno  della  stessa  potenza  creatrice  che  l’ha  originariamente

          prodotta. Cartesio ricava la necessità della creazione continua dalla considerazione
          che il mondo si annienterebbe, se cessasse l’azione creatrice di Dio.)
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