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1631). Nominato professore di filosofia all’età di ventun anni, insegnò a Ferrara fino

          al 1590, poi a Padova, dove gli venne affidata nello stesso tempo una cattedra di
          medicina.  Oppositore  di  Galileo  Galilei,  fu  l’ultimo  grande  rappresentante
          dell’aristotelismo  padovano  e  come  tale  accentuò  il  distacco,  tipicamente
          aristotelico, tra Dio e il mondo, giungendo ad affermare che Dio non può essere la
          causa  efficiente  del  mondo  stesso,  ma  ne  costituisce  la  causa  finale  soltanto,  in
          quanto  tutto  l’universo  tende  a  Lui.  Studiò  e  approfondì  anche  il  problema

          dell’immortalità dell’anima, che ritenne legata al corpo ma che, contraddicendosi,
          finì col considerare immortale e capace di sussistere anche senza il corpo.
          Bibliogr.:  B.  Nardi, Saggi  sull’aristotelismo  padovano  dal  secolo  XIV  al  XVI,
          Firenze 1958; J. H. Randall jr., The school of Padua and the emergence of modern
          science, Padova 1961; M. A. Del Torre, Studi su Cesare Cremonini, Padova 1968.

          CRISIPPO,  in  gr. Chrýsippos, filosofo greco (Soli,  Cilicia, 281 a.C. - Atene 205),
          scolarca degli stoici dopo Zenone di Cizio e Cleante. Dapprima seguace della Nuova
          accademia,  abbracciò  ben  presto  lo  stoicismo,  di  cui  fu  considerato  il  secondo
          fondatore (dopo Zenone) per l’importanza della speculazione personale e per l’opera

          tenace di sistemazione delle dottrine della scuola, che gli valsero anche il titolo di
          COLONNA  DEL  PORTICO.  Gli  sono  attribuiti  da  Diogene  Laerzio  ben  705  trattati  di
          argomento vario, di cui restano solo frammenti.
          CRITERIO. La ricerca del criterio della verità ha preoccupato tutti i grandi filosofi.
          Per  Aristotele,  esso  risiede  in  un  rapporto  esatto  dei  concetti  con  il  reale;  per
          Platone,  nelle  intuizioni  delle  idee  eterne;  per  Cartesio  nell’evidenza  intuitiva

          dell’idea  chiara  e  distinta;  per  Spinoza  nel  rigoroso  parallelismo  tra  pensiero  e
          estensione; per Kant, nella coerenza del pensiero con se stesso; per il pragmatismo
          nel successo; per Hegel e i suoi successori nell’unità dialettica del concetto e della
          realtà. Per gli scettici questi diversi criteri non esistono e nulla distingue il vero dal
          falso.
          Il criterio in materia di morale, ovvero il valore supremo in rapporto al quale si

          giudica e in vista del quale si deve agire, differisce secondo le dottrine morali, le
          epoche e i paesi. Pascal ha messo in rilievo tali variazioni nella sua celebre formula:
          « Verità al di qua dei Pirenei, errore al di là ». Tuttavia questi criteri non sono mai
          l’esito del caso, ma riflettono lo stato sociale e ideologico dell’epoca e del paese e
          insieme con essi si evolvono: criterio del bene in Platone, della legge divina presso
          gli Ebrei, della carità presso i primi cristiani, della ragione per Kant e i pensatori
          della Rivoluzione francese.

          CRITICISMO.  La concezione filosofica di  Kant. ll termine deriva dal greco krínein
          che  significa  «  giudicare  »;  con  la  sua  filosofia  infatti  Kant  intendeva  non  tanto
          studiare e riflettere i risultati dell’esperienza, quanto esaminare, valutare e giudicare
          le possibilità del pensiero, il suo più riposto articolarsi nel costruire l’esperienza

          stessa. (V. KANTISMO.)
          CRITOLÀO, in gr. Kritólaos, filosofo greco peripatetico (II sec. a.C.), nato a Faselide
          nella  Licia.  Discepolo di Aristone di  Ceo, gli succedette come capo della scuola
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