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Quanto si è detto sopra vale in gran parte anche per la coscienza dell’io. Il suo
sviluppo è strettamente legato a quello delle strutture nervose, all’instaurarsi dei
primi rapporti con gli oggetti circostanti e poi dei rapporti sociali. Si costruiscono
così uno schema del corpo e una coscienza della propria persona o identità. A
seconda del livello al quale l’alterazione di coscienza si esprime, si hanno turbe
dello schema corporeo (ipocondria, cenestopatie) o stati di depersonalizzazione.
• Coscienza morale. La coscienza psicologica è la semplice constatazione di ciò che
avviene in noi; la coscienza morale esprime intorno ai sentimenti e alle azioni giudizi
di valore. Jean-Jacques Rousseau chiama coscienza morale un « istinto divino », una
« immortale celeste voce »; per la scuola scozzese essa è una sensibilità particolare,
il sentimento immediato del bene e del male; altri, come Kant, la identificano con la
ragione che si pronuncia sul piano pratico. A queste teorie intuizionistiche e
aprioristiche si oppongono le teorie empiristiche: Stuart Mill la spiega con i ricordi
e le associazioni che risultano, nell’individuo, dalla sua esperienza personale e,
specialmente, dall’educazione; secondo Spencer essa è un istinto lentamente
costituitosi e trasmesso ereditariamente, alla cui formazione avrebbe contribuito
principalmente la triplice costrizione politica, religiosa e sociale (esercitata
dall’opinione pubblica).
Secondo le tesi sociologiche, la coscienza morale individuale è il riflesso della
morale comune, ovvero della morale praticata e soprattutto riconosciuta e professata
in una data società; di qui la variazione di tale coscienza attraverso i tempi, da un
paese all’altro e tra uno strato sociale e l’altro. Come quella psicologica, anche la
coscienza morale è latta di concetti, che riflettono spesso situazioni concrete, in
particolare la vita della società e le istituzioni che la esprimono. Quando non si
limitano a riflettere passivamente il mondo concreto, ma cercano di reagire su di
esso, di dominarlo e talvolta di superarlo, sorgono le nozioni di ideale morale e di
valori, che costituiscono la meta della vita morale e spirituale degli individui e delle
società. Spesso accade anche che questa vita morale e spirituale sia in contrasto con
la civiltà e le istituzioni vigenti: di qui sorgono i conflitti tra le convinzioni personali
e i valori riconosciuti in seno alla società, fra la tradizione e le idee nuove destinate
a formare la coscienza di domani. Questa « dialettica morale » costituisce l’essenza
del progresso morale. (V. ANTIGONE [morale di] , BENE, CRITERIO, MORALE,
PROGRESSO.)
• Teoria della coscienza-riflesso, dottrina gnoseologica tipica del materialismo
storico, secondo la quale la coscienza e il pensiero sono un riflesso della realtà
oggettiva, dove il termine non significa rispecchiamento passivo e inerte delle cose,
ma relazione dinamica con esse, includente anche il momento dell’iniziativa del
soggetto, che reagisce alla realtà e la modifica. Di solito viene addotto, per chiarire
l a teoria della coscienzariflesso, l’esempio della scienza, che è costruita sulla
realtà, ma che consente poi di dominarla con la conoscenza e con l’azione. La teoria
risponde alla duplice esigenza di sfuggire alle aporie del realismo* ingenuo e alle
implicazioni ideologiche del soggettivismo. Marx la enuncia così: « Per me il
movimento del pensiero non è che il riflesso del movimento reale, trasportato e