Page 209 - Dizionario di Filosofia
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una lista dei contrari di cui Aristotele si sarebbe servito per compilare la sua tavola

          delle categorie. Eraclito vide nella lotta dei contrari l’essenza del divenire di tutte
          le  cose;  Platone,  cercando  di  stabilire  come  i  contrari  nascano  l’uno  dall’altro  e
          come le  Idee possano ammettere  Idee contrarie, formulò la sua dialettica e la sua
          teoria  della  partecipazione.  Hegel  insistette,  ma  in  senso  prevalentemente  logico,
          sull’unità dei contrari nella natura e nello spirito e sul carattere creativo della loro
          lotta  come  «  momenti  »  dell’Idea  e  della  Natura;  tale  concezione  dialettica  fu

          sviluppata dal marxismo. (V. CONTRADDIZIONE, DIVENIRE, DIALETTICA.)
          CONVENZIONALISMO.  Dottrina  epistemologica  che  considera  convenzionali  i
          fondamenti delle teorie scientifiche. Esso ebbe un illustre rappresentante, sul finire
          del XIX sec. e nei primi anni del XX sec., in Ernst Mach, il quale ravvisò il significato
          delle  teorie  fisiche  nell’esigenza  di  conseguire  economia  di  pensiero  nella
          rappresentazione dei fatti: « La fisica è l’esperienza ordinata economicamente ». Un

          successivo  approfondimento  della  dottrina  convenzionalista  si  ebbe  con  Henri
          Poincaré,  il  quale  elaborò  il  suo  convenzionalismo  tenendo  conto  delle  soluzioni
          alternative che le geometrie non euclidee avevano fornito al problema dello spazio,
          in Kant e nei postkantiani ancora rigorosamente fondato sui postulati di Euclide.
          In merito ai fondamenti e al contenuto di verità delle geometrie il pensatore francese

          si espresse in questi termini: « Gli assiomi geometrici non sono né giudizi sintetici a
          priori, né fatti sperimentali; sono convenzioni… Una geometria non può essere più
          vera di un’altra; può soltanto essere più comoda ».
          Rudolf Carnap infine estese il convenzionalismo al campo della logica, fornendo una
          legittimazione  teorica  delle  logiche  non  aristoteliche:  «  In  logica  non  c’è  morale.
          Ciascuno può costruire come vuole la sua logica, cioè la sua forma di linguaggio. Se
          egli  vuole  discutere  con  noi,  deve  solo  indicare  come  lo  vuol  fare,  dare
          determinazioni sintattiche invece di discussioni filosofiche ».

          CONVERSIONE.  Nella  logica,  mutamento  di  un  giudizio,  o  proposizione,  detto  «
          convertendo » in un altro, detto « converso », in cui il predicato del primo diviene
          soggetto e il soggetto predicato. (Es.: Tutto ciò che ha inizio finirà; - tutto ciò che
          finisce ha avuto inizio.) Si distinguono vari tipi di conversione:

          1. La conversione semplice, che si applica alla universale negativa e alla particolare
          affermativa: « Nessun uccello è viviparo; nessun viviparo è uccello. Qualche metallo
          è solido; qualche solido è metallo ».
          2.  La conversione  parziale  o per  accidente,  mediante  la  quale  dalla  universale
          affermativa si  ricava  una  particolare  affermativa:  «  Tutti  gli  uomini  sono  mortali;
          qualche mortale è uomo ». Questo tipo di conversione è detta anche per accidente,
          perché la caratteristica « uomo » non è implicita in quella di « mortale ».

          3. La conversione per negazione usata per le particolari negative che non si possono
          convertire direttamente: « Alcuni ricchi non sono felici; alcuni nonfelici sono ricchi
          ».  Si  trasporta  la  negazione  dalla  copula  al  predicato  e  si  converte  poi
          semplicemente.
          4.  La conversione per contrapposizione,  con  cui,  in  un’affermativa  universale,  si
          attribuisce una negazione al soggetto e al predicato, che vengono successivamente
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