Page 206 - Dizionario di Filosofia
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luce la vacuità della parola intesa come puro divertimento formale e come esercizio
di virtuosismo retoricolinguistico. Il richiamo al valore determinante del contenuto è
tipico del cristianesimo (l’arte come rivelazione) e, nell’età moderna, del
romanticismo, particolarmente del romanticismo italiano. Il De Sanctis mette a
profitto la lezione di Hegel e perviene al concetto della sostanziale indistinguibilità
dei due momenti: il critico « non deve badare a questo o a quel contenuto, ma a come
il contenuto si è fatto forma, attraverso l’ispirazione e il sentimento dello scrittore ».
La. concezione dell’unità dialettica di forma e contenuto è passata nell’estetica del
Croce, il quale si gloriava di aver « buttato a mare » la vecchia distinzione, fonte
inesauribile di equivoci e di falsi problemi: « contenuto e forma, nella poesia, sono
fusi e indistinguibili, come in un unico atto ». Tuttavia impostazioni « contenutistiche
» del problema dell’arte riaffiorano continuamente. Nella cultura tedesca la
Gestaltästhetik, estetica della forma, si contrappone alla Gehaltästhetik, estetica del
contenuto. Un’estetica contenutistica si è sviluppata sul terreno del materialismo
storico: basterà ricordare la lunga polemica intorno al realismo socialista e
l’attività di filosofo e di critico di György Lukács, per il quale la traduzione estetica
è uno speciale « rispecchiamento » della realtà e genio è colui che ha rispecchiato
nel modo più esemplare la tipologia umana e sociale del proprio tempo.
Sull’opposto terreno, la formula della « pura visibilità » usata da Konrad Fiedler per
le arti figurative, la critica estetizzante del tipo di quella di Bernard Berenson, che
tende a ridurre anche la figura (il contenuto) al libero giuoco della decorazione, le
varie poetiche dell’astrattismo, la concezione dell’opera d’arte come puro
agglomerato segnicoformale (Charles Morris), l’affermazione che la musica non
contiene sentimenti, ma solo valori intrinseci di costruzione musicale (Eduard
Hanslick), sono, per fare solo qualche esempio, espressioni radicali della battaglia
formalistica contro il contenuto.
CONTI (Antonio), letterato e filosofo italiano (Padova 1677-1749). Compì gli studi a
Padova, sotto la guida del cartesiano Michelangelo Fardella (1658-1718), e visse
quindi in Francia e in Inghilterra, viaggiando anche in Olanda e Germania. Tornato in
Italia si stabilì a Venezia e’cercò di introdurre nella cultura italiana i più importanti
temi dibattuti nel resto d’Europa, soprattutto il newtonianesimo e il metodo
sperimentale. Più importanti dei suoi scritti letterari sono per noi i suoi scritti
d’estetica, hei quali approfondì il concetto aristotelico di arte come imitazione,
riconoscendo nel « caratteristico » l’essenza del vero poetico e riscattando, contro il
razionalismo eccessivo dei Francesi, i diritti della fantasia (Trattato dei fantasmi
poetici, Illustrazione al dialogo di Fracastoro intitolato il Navagero;
Dissertazione sopra la Ragion poetica del Gravina).
Bibliogr.: N. Badaloni, A. Conti, Un abate libero pensatore tra Newton e Voltaire,
Milano 1968.
CONTINGENTE. Si dice di un fatto o di una proposizione che è, ma che potrebbe
anche non essere, in contrapposizione a necessario. (Il fatto che « oggi piova », per
es., è contingente, perché avrebbe anche potuto splendere il sole, mentre la
proposizione che afferma che « in ogni triangolo la somma degli angoli interni è