Page 202 - Dizionario di Filosofia
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alcuni riformatori, che volevano adattare il confucianesimo al mondo moderno e agli
orizzonti aperti dalla cultura europea, che in quegli anni si diffondeva in Cina.
Nella Cina popolare, soprattutto in seguito alla Rivoluzione culturale, il pensiero
confuciano è fatto attualmente oggetto di dura condanna, per il suo carattere
conservatore e di codificazione di una realtà politico-sociale di tipo feudale.
• Confucianesimo giapponese. In Giappone il confucianesimo penetrò con la cultura
cinese verso la metà del VI sec., ma non ebbe mai le caratteristiche di una specifica
corrente filosofica o religiosa: fu, in certo senso, la cultura per antonomasia, che
veniva accettata (salvo alcune caratteristiche politiche), ma non discussa o elaborata.
Sotto lo shogunato dei Tokugawa (1600-1868), le varie scuole del
neoconfucianesimo furono invece introdotte in modo più cosciente e consapevole e
quella di Chu Hsi divenne anzi l’ideologia ufficiale del regime politico vigente. Si
ebbero così tre scuole ben distinte, rifacentisi rispettivamente alle due correnti
neoconfuciane (note nell’isola come Shushigaku, scuola di Chu Hsi, e come
Yomeigaku, scuola di Wang Yang-ming) e al movimento sviluppatosi sotto la
dinastia Ch’ing (Ko-gaku, scuola antica). Le tre correnti ebbero una originalità
abbastanza ridotta; in tutte è possibile riscontrare una certa impronta nazionalistica,
particolarmente viva nella terza, che ispirerà gli ideali eticocavallereschi del
bushidō. Nel XVIII sec. la suddivisione in scuole andò attenuandosi perché il
contrasto ideologico venne a polarizzarsi piuttosto tra i nazionalisti della koku-gaku
(scuola nazionale) e quanti si rifacevano invece prevalentemente, ma con indubbia
originalità di interessi e di ispirazione, alla cultura cinese. Tra questi sono uomini
come Arai Hakuseki (1656-1725), i cui studi storici ed economici sono ancor oggi di
estremo interesse, e Miura Baien (1723-1789) il cui sistema di logica dialettica
costituisce una delle pagine più alte e originali di tutto il pensiero nipponico.
Bibliogr.: V. CINESE (filosofia).
CONFUCIO, in cinese K’ung fu-tzû, filosofo cinese fondatore del confucianesimo
(551 a.C. circa479). Notizie della sua vita ci sono fornite dalla biografia lasciataci
da Ssûma Ch’ien nelle sue Memorie storiche (Shih chi), per quanto questo storico
si. sia limitato in sostanza a elaborare i dati che figurano nel Lun-yü*, opera che è
costituita quasi esclusivamente da una raccolta di discorsi che Confucio avrebbe
tenuto ai suoi discepoli. Il Lun-yü costituisce la fonte più diretta per conoscere il
pensiero del filosofo, ma tuttavia è accertato che numerosi passaggi sono apocrifi. In
ogni modo il Lun-yü ci dà probabilmente l’immagine che del maestro e delle sue
dottrine avevano i suoi immediati discepoli.
Confucio apparteneva alla famiglia K’ung che risiedeva nel piccolo paese di Lu
(l’odierno Shantung) da tre generazioni, ma era originaria del principato di Sung e
imparentata, sembra, alla famiglia principesca di questo paese. Si poteva quindi
considerare Confucio come discendente dei re della dinastia Yin. Rimasto orfano in
giovane età, crebbe in povertà. Occupò qualche carica nel paese di Lu, anzi, secondo
l’incerta tradizione, avrebbe ricoperto anche incarichi di primissimo piano. Dopo il
497, per ragioni ignote, lasciò il paese di Lu, accompagnato da alcuni discepoli e
condusse vita errante, offrendo i suoi servigi ai principi feudali. Avendo finalmente