Page 197 - Dizionario di Filosofia
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problema dei concetti è stato riesaminato da un punto di vista nuovo: per lui infatti

          tutti i concetti sono a posteriori, cioè sono il frutto dell’esperienza; ma nello stesso
          tempo egli ammette che i concetti nati con l’esperienza debbano avere un qualche
          elemento a priori  che  permetta  l’esperienza  stessa.  Questi  sono  i concetti puri  o
          categorie, che il pensiero non può però rappresentarsi come si rappresenta i concetti
          a  posteriori,  perché  sono  soltanto  pure  possibilità.  Mentre  il  concetto  generico
          esprime le qualità comuni trovate in ciascun appartenente a un determinato insieme

          (ed  è  quindi  un contenuto),  il  concetto  puro,  o  categoria,  è  sempre  una  funzione
          unificatrice, non è cioè un contenuto, bensì la forma che organizza il contenuto. Gli
          idealisti, ampliando il criticismo kantiano, giungono con Hegel a vedere nel concetto
          l’assenza stessa della realtà, cioè concretezza e universalità.
          Successivamente  il  concetto  è  stato  ritenuto,  per  es.  da  Mach  e  da  Avenarius,  il
          risultato  di  una  operazione  riassuntiva  che  col  minimo  sforzo  ci  permette  di
          raccogliere  un  ampio  numero  di  oggetti  aventi  caratteristiche  simili;  per  il

          neoidealismo  italiano  di  Croce  il  concetto  è  invece universale  concreto  e  si
          contrappone  allo  pseudoconcetto  che  è  solo  un  simbolo  convenzionale  ed
          economico.  Per  Husserl  infine  il  concetto  non  è  un’astrazione,  ma  una  sorta  di
          essenza, frutto di un’attività « intenzionale » intuitiva e immaginativa.

          CONCETTUALISMO.  Dottrina  filosofica  secondo  la  quale  l’universale  esiste  nelle
          cose  e.  separato  da  esse,  è  una  concezione  dello  spirito,  che  esprime  la  natura
          essenziale del pensiero.  Con tale termine si designa la soluzione che al problema
          degli universali diede Abelardo*. Non ammettendo, come i realisti, alla maniera di
          Guglielmo di Champeaux, che l’oggetto di un’idea generale (genere o specie) fosse
          un’essenza  esistente  in  sé,  né,  come  i  nominalisti,  alla  maniera  di  Roscellino  di
          Compiègne,  che  questo  oggetto  fosse  una  semplice  espressione  verbale  (flatus
          vocis), sostenne che i generi esistono non in se stessi, ma in quanto si riferiscono, a

          titolo di predicato, a soggetti individuali che sono cose esistenti; per questo chiamò
          l’universale un discorso capace di servire d’attributo (sermo praedicabilis). Teorie
          analoghe  furono  sviluppate  dai  discepoli  di  Abelardo  nei  trattati  anonimi De
          intellectibus e De generibus et speciebus. Quest’ultimo sostiene che ogni individuo
          è  composto  di  una  materia,  che  è  la  sua  specie,  e  di  una  forza,  che  è  la  sua

          individualità; per es., Socrate ha per materia « uomo » e per forma « socraticità »:
          come la forma « socraticità » non esiste se non nell’individuo Socrate, a maggior
          ragione deve essere così per la specie « uomo », che è la materia che sostiene tale
          forma. Bisogna tuttavia sottolineare che la parola « concettualismo » non era in uso
          nei  secc. XI  e XII e che allora si distinguevano solamente due posizioni, quella dei
          nominalisti  e  quella  dei  realisti,  ovvero  di  coloro  che  negavano  e  di  coloro  che
          affermavano la realtà degli universali: ora il concettualismo negava la realtà degli

          universali,  poiché  riducendoli  ai  concetti  predicati,  era  solo  una  variante  del
          nominalismo. D’altro canto, i seguaci di Guglielmo di Occam, talvolta assimilati ai
          nominalisti,  ammettevano,  con  i  concettualisti,  a  fianco  dell’universale  per
          convenzione,  cioè  della  parola,  l’esistenza  di  un universale  naturale,  ovvero  il
          significato della parola, o concetto; tale loro posizione è designata con il nome di
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