Page 205 - Dizionario di Filosofia
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Aristotele, per il quale senza questa comune credenza non ci sarebbe nulla di sicuro
da dire, in Plutarco e in Cicerone, che l’invocano per affermare l’esistenza degli dei,
è sopravvissuto nella filosofia moderna con particolare importanza nell’atnbito del
diritto naturale [Grozio, Vico].)
CONTEMPLAZIONE. Nella filosofia greca anteriore al neoplatonismo, contemplazione
(gr. theōría) è sinonimo di intuizione* razionale; a partire dal neoplatonismo, con
Plotino, essa diviene un’attività distinta dall’intuizione: quest’ultima conosce
l’oggetto, la prima lo possiede, per così dire, e ne gioisce. La contemplazione ha
grande importanza per i mistici, che la pongono al di sopra del pensiero discorsivo e
al di sopra dell’estasi.
CONTENUTO. Il concetto di contenuto nella storia della filosofia emerge in rapporto
al correlativo concetto di forma. Nella metafisica di Aristotele la funzione di «
contenuto » spetta alla materia, intesa appunto come potenzialità (dýnamis) di
assumere la forma, di diventare contenuto di una forma. Ogni individuo reale è unità
inscindibile di materia e di forma: la separazione dei due momenti costitutivi della
realtà è solo possibile come operazione mentale, per quanto esistano anche l’Atto
puro (Dio, pura forma), e, forse, la materia pura (Aristotele non è molto chiaro su
questo secondo punto). La nozione dell’individuo reale come unità di contenuto e di
forma resta uno dei capisaldi della metafisica di ispirazione aristotelica, fino al
punto che i maestri della scolastica dovettero escogitare una speciale materia
spirituale per dare consistenza alle creature angeliche, la realtà delle quali non
poteva prescindere dalla compresenza anche in. loro del contenuto e della forma.
Con il pensiero moderno la riflessione sul nesso fra contenuto e forma si sposta dal
piano ontologico a quello gnoseologico. Per Cartesio le idee universali sono forme
applicabili ai vari contenuti, concezione che anticipa quella tipica del criticismo
kantiano, secondo la quale i contenuti sensibili, di per sé ciechi, diventano oggetti di
un mondo ordinato per l’intervento dell’attività unificante delle forme a priori del
soggetto. La distinzione contenutoforma è infine « superata » e inverata dalla
considerazione dialettica: « il vero contenuto della nostra coscienza » dice Hegel « è
conservato nell’atto in cui lo poniamo nella forma del pensiero razionale, e anzi solo
da quell’atto viene proposto nella sua reale natura ». Tale dissoluzione dell’antico
dualismo è passata nelle filosofie posthegeliane, dal marxismo al neoidealismo. Il
concetto di contenuto non è peraltro una categoria che abbia particolare rilievo nella
filosofia moderna, ormai in gran parte estranea alla problematica metafisica e
gnoseologica in cui esso aveva trovato la sua collocazione più naturale.
Una considerazione particolare merita invece l’uso del concetto di contenuto nella
riflessione estetica. Esso designa qui la « materia » dell’opera d’arte, vale a dire gli
oggetti, gli eventi, le passioni e le idee trasfigurati nella rappresentazione estetica.
Una concezione dell’arte che attribuisca a determinati contenuti in quanto tali un
valore estetico positivo si designa come contenutistica, mentre formalistica è ogni
dottrina che sostenga il carattere formale del bello e la correlativa irrilevanza dei
contenuti. Le due posizioni sono presenti in tutta la storia dell’estetica e dell’arte
occidentale, almeno fin da quando Socrate, polemizzando con Gorgia, metteva in