Page 212 - Dizionario di Filosofia
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sopravvive al corpo in cui Dio l’ha posta prima della nascita; tuttavia il dogma della
resurrezione dei corpi permette al corpo di partecipare al destino glorioso
dell’anima eletta. In Cartesio (anch’esso dualista) l’unione dell’anima e del corpo
non è chiaramente definita; l’anima è concepita come « cosa pensante » e come tale
essa è « più atta a conoscere che il corpo »; ma della loro unione Cartesio dà una
spiegazione puramente verbale; « solamente fruendo della vita e dei comuni rapporti
con gli altri e astenendosi dalla meditazione e dallo studio delle cose che esercitano
l’immaginazione si impara a concepire l’unione tra l’anima e il corpo ».
Malebranche spiegò con l’occasionalismo* e la « visione in Dio » ogni influenza del
corpo sull’anima (ad es. nella percezione) o dell’anima sul corpo (nell’atto
volontario). Nell’ambito della cultura tardoilluminista, soprattutto gli ideologi si
occuparono del problema, Cabanis da un punto di vista medico e filosofico, così da
porre le basi di una rinnovata antropologia. Maine de Biran si sforzò di risolvere
questi problemi con una analisi approfondita del soggetto pensante. La psicologia
riprende queste ricerche, tentando di delimitare, per ogni fenomeno psicologico, la
parte fisiologica e quella puramente psichica. È degno di nota il fatto che, anche in
una psicologia non spiritualista (Pavlov), si pongano gli stessi problemi
d’interazione e di delimitazione nella misura in cui si mantiene una differenza
qualitativa tra il corpo e il pensiero; questi problemi spariscono solo nell’ambito di
una psicologia totalmente materialistica. (V. DINAMISMO, MECCANICISMO.)
CORRELATIVO. Si dice di cose o di termini che sono in stretta correlazione, in
reciproca dipendenza gli unì dagli altri, come l’effetto e la causa, il conseguente e
l’antecedente, ecc.
CORRISPONDENZA. La teoria delle corrispondenze, concezione d’ispirazione
neoplatonica, ripresa da Swedenborg, secondo la quale esiste una analogia
necessaria tra le forme della vita spirituale e quelle della natura, per cui ogni realtà
fenomenica racchiude un significato spirituale. La dottrina del filosofo svedese
esercitò un forte influsso su Goethe e i romantici tedeschi.
COSA. In senso morale, il termine si oppone alla parola persona: la persona esiste e
ha coscienza della sua esistenza, mentre la cosa è del tutto incosciente di sé; la
persona è attiva, la cosa passiva; la persona, poiché consiste nella volontà libera e
raziocinante, deve essere oggetto di un rispetto assoluto, essere sempre trattata come
un fine in sé, e mai come un semplice mezzo; la cosa, non avendo nessuno di questi
caratteri morali, appartiene alla sfera dei mezzi. In senso metafisico, la parola cosa è
sinonimo di sostanza. Cartesio chiama l’anima una cosa pensante (res cogitans),
ovvero una sostanza la cui natura o il cui attributo essenziale è il pensiero; la
materia, una cosa estesa (res extensa), una sostanza cioè la cui natura c il cui
attributo essenziale è l’estensione. Kant oppone la cosa in sé al fenomeno: il
fenomeno è la rappresentazione che il soggetto ha dell’oggetto; la cosa in sé o
noumeno è l’oggetto come esiste in se stesso, indipendentemente dalla
rappresentazione che ne ha il soggetto e dalle leggi che l’intelligenza del soggetto
impone a tale rappresentazione. Di conseguenza la cosa in sé, secondo Kant, è
radicalmente inconoscibile; ma la sua realtà è da lui ritenuta necessaria per stimolare