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COMBINATORIA (ARTE). Indica una scienza immaginata nel medioevo da Raimondo

          Lullo  (v.  ARS  MAGNA)  e  ripresa  in  età  moderna  dal  Leibniz,  con  la  quale  si
          intendevano realizzare tutte le combinazioni possibili sia di tipo numerico sia di tipo
          concettuale,  allo  scopo  di  ottenere  un  sistema  rigoroso  e  sicuro  di  ragionamento,
          realizzabile  mediante  simboli  univoci  e  capace  di  schematizzare  ogni  tipo  di
          esperienza.

          Bibliogr.: P. Rossi, Clavis universalis. Arti mnemoniche e logica combinatoria da
          Lullo a Leibniz, Milano-Napoli 1960; F. A. Yates, The art of memory, Londra 1966.
          COMÈNIO,  in  lat. Comenius,  nome  italianizzato  del  pedagogista  cèco  Jan  Amos
          KOMENSKÝ  (Uherský  Brod  [secondo  altri  Nivnice],  Moravia,  1592  -  Amsterdam

          1670). Di famiglia appartenente alla setta protestante dei fratelli boemi, studiò prima
          nella scuola latina di Přerov, poi nell’Accademia di Herborn (Nassau) e, per breve
          tempo, all’università di Heidelberg. Nel 1614 fu nominato direttore di una scuola a
          Přerov;  nel  1616  fu  ordinato  pastore  e,  due  anni  dopo,  destinato  come  parroco
          all’importante  centro  di  Fulnek,  in  Moravia.  A  causa  delle  persecuzioni  ordinate
          dall’imperatore Ferdinando Il d’Absburgo contro i riformati fu costretto ad andare in

          esilio; nel 1628 si rifugiò a Leszno in Polonia.
          Si acquistò fama europea soprattutto per le opere didattiche, in particolare con la
          Ianua linguarum reserata (Porta delle lingue aperta, 1631), un nuovo metodo per
          apprendere facilmente le lingue, che, contrapponendosi al sistema dell’insegnamento
          astratto e puramente grammaticale, parte dalla conoscenza delle cose che circondano
          il bambino e, con frasi sempre più complesse, estende il suo orizzonte fino a tutto lo
          scibile.  Nel  1632  divenne  uno  dei  vescovi  della  comunità  dei  fratelli  boemi;  nel

          frattempo meditava di scrivere una grande opera, la Pansophia, che non riuscì però
          mai a completare e a pubblicare e della quale sono rimasti solo abbozzi in alcuni
          opuscoli (Pansophiae Prodromus, 1639; Schola Pansophiae, 1670) che permettono
          tuttavia di dare un giudizio sulla profondità e originalità del suo pensiero. L’ideale «
          pansofico » si può esprimere con la formula: « insegnare tutto a tutti », secondo gli
          ideali politico-religiosi del Contenio tendenti alla realizzazione di una cooperazione

          tra  i  popoli,  di  una  fratellanza  universale,  e  fondati  sulla  concezione  umanistica
          dell’uomo come « microcosmo », cioè come compendio dell’universo e immagine di
          Dio. Rifacendosi a questi principi, Comenio cominciò a scrivere in quegli anni la
          sua maggiore opera pedagogica, la Didattica, dapprima in lingua cèca, poi tradotta
          in latino col titolo Didactica magna* (1640). Ormai noto in ogni parte d’Europa, fu
          dapprima invitato in Inghilterra, poi in Svezia (1642-1648), ove venne incaricato di
          riformare le scuole; successivamente accettò l’invito del principe Rákóczi di recarsi

          in  Ungheria  per  riorganizzarvi  l’insegnamento;  qui  fondò  una Schola  Pansophica,
          per la quale preparò anche parecchi libri di testo tra cui l’Orbis sensualium pictus
          (pubblicato  solo  nel  1658),  un  testo  largamente  illustrato  a  sussidio
          dell’insegnamento  delle  lingue  e  del  latino,  che  ebbe  enorme  diffusione  ed  era
          ancora studiato al tempo di Goethe. Nel 1655 ritornò a Leszno, ma l’anno dopo la
          città fu distrutta e Comenio vi perdette i beni e la biblioteca. Si recò allora nei Paesi

          Bassi, ove fu accolto onorevolmente dal senato di Amsterdam, che gli assicurò la
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