Page 176 - Dizionario di Filosofia
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greca  nella  cultura  latina. Allievo  di  Filone  nell’Accademia  e  di  Posidonio  nella

          Stoa,  Cicerone  mostrò  particolare  interesse  per  i  problemi  etici  e  religiosi,
          considerati  da  un  punto  di  vista  eclettico,  fondato  su  di  un  probabilismo
          gnoseologico  di  derivazione  scettica.  Gli  scritti  filosofici  di  Cicerone,  eleganti  e
          limpidi, hanno costituito una fonte di primaria importanza per la conoscenza della
          cultura greca. Tra di essi vanno ricordati: Academica*, Tusculanae disputationes,
          De legibus,  De finibus bonorum et malorum*,  De natura deorum*.  De officüs*,

          tutti composti negli ultimi anni di vita, a partire probabilmente dal 47 a.C.
          Bibliogr.: M. O. Liscu, L’expression des idées philosophiques chez Cicéron, Parigi
          1937; A. Michel, Rhétorique et philosophie chez Cicéron, Parigi 1960.

          CINESE  (FILOSOFIA).  Alcuni  concetti  fondamentali  stanno  alla  base  di  tutta  la
          speculazione filosofica cinese, quali l’intima solidarietà della Natura e del’Uomo.
          Esiste un ordine comune all’universo e alla società umana, che l’imperatore deve
          fare  regnare  non  attraverso  la  forza  e  la  legge  penale,  bensì  mediante  l’esempio,
          regolando  la  sua  personale  condotta  su  quella  dell’ordine  naturale,  sul  Cielo;
          emanando  dalla  sua  persona,  la  virtù  si  riversa  allora  successivamente  sui

          componenti  della  sua  famiglia,  sui  funzionari,  sui  sudditi.  Nella  pratica,  questo
          ordine  si  ottiene  attraverso  l’insegnamento,  che  consiste  nell’impartire  una
          disciplina:  si  tratta  di  fare  di  ogni  individuo  una  persona  partecipe  della  civiltà,
          ovvero un uomo che sa avvalersi dei riti per conformare il suo comportamento al
          ritmo dell’universo, all’ordine celeste. Il Cielo non è il creatore del mondo, bensì
          solamente  il  suo  regolatore,  in  quanto  si  confonde  con  il  Tao*,  principio  unico
          dell’ordine cosmico.

          Per i Cinesi la società e la natura formavano un’unità: da tale base tradizionale si
          sviluppò  il  positivismo  ritualistico  e  conformista  della  dottrina  di  Confucio.
          Analogamente, essa era all’origine del misticismo estetizzante e individualista tipico
          del taoismo.


                                                 IL CONFUCIANESIMO
          • Confucio. Confucio, in cinese K’ung futzû (date tradizionali 551-479 a.C.), visse
          nel  paese  di  Lu,  nell’attuale  provincia  dello  Shantung.  Come  i  suoi  discepoli,
          proveniva dalla piccola nobiltà, classe di intellettuali che conoscevano i libri e i

          rituali feudali e che, in un’epoca in cui altri ideali cominciavano ad affermarsi, si
          sentivano minacciati nei loro privilegi. Confucio cercò di porre un argine alle idee
          nuove  tentando  di  salvare  la  morale  feudale,  rendendola  però  più  umana,  più
          profonda,  meno  formalistica.  Numerosi  testi  canonici  e  ortodossi  contrabbandano
          sotto l’autorità del maestro una serie di precetti rituali e morali; tra questi, un posto a
          sé  spetta  al Lun-yü  (che  noi  traduciamo  come Dialoghi  di  Confucio).  Numerosi
          passaggi di questo libro, che è la fonte più attendibile per la conoscenza del pensiero
          del  filosofo,  non  sono  stati  redatti  né  direttamente  da  Confucio,  né  dalla  prima

          generazione dei suoi discepoli, ma da confuciani di generazioni posteriori, nel corso
          dei  secc. V  e IV.  Non  possediamo  dunque  un  ritratto  autentico  di  Confucio,  bensì
          l’immagine che la memoria o l’immaginazione dei suoi discepoli ha elaborato di lui.
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