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greca nella cultura latina. Allievo di Filone nell’Accademia e di Posidonio nella
Stoa, Cicerone mostrò particolare interesse per i problemi etici e religiosi,
considerati da un punto di vista eclettico, fondato su di un probabilismo
gnoseologico di derivazione scettica. Gli scritti filosofici di Cicerone, eleganti e
limpidi, hanno costituito una fonte di primaria importanza per la conoscenza della
cultura greca. Tra di essi vanno ricordati: Academica*, Tusculanae disputationes,
De legibus, De finibus bonorum et malorum*, De natura deorum*. De officüs*,
tutti composti negli ultimi anni di vita, a partire probabilmente dal 47 a.C.
Bibliogr.: M. O. Liscu, L’expression des idées philosophiques chez Cicéron, Parigi
1937; A. Michel, Rhétorique et philosophie chez Cicéron, Parigi 1960.
CINESE (FILOSOFIA). Alcuni concetti fondamentali stanno alla base di tutta la
speculazione filosofica cinese, quali l’intima solidarietà della Natura e del’Uomo.
Esiste un ordine comune all’universo e alla società umana, che l’imperatore deve
fare regnare non attraverso la forza e la legge penale, bensì mediante l’esempio,
regolando la sua personale condotta su quella dell’ordine naturale, sul Cielo;
emanando dalla sua persona, la virtù si riversa allora successivamente sui
componenti della sua famiglia, sui funzionari, sui sudditi. Nella pratica, questo
ordine si ottiene attraverso l’insegnamento, che consiste nell’impartire una
disciplina: si tratta di fare di ogni individuo una persona partecipe della civiltà,
ovvero un uomo che sa avvalersi dei riti per conformare il suo comportamento al
ritmo dell’universo, all’ordine celeste. Il Cielo non è il creatore del mondo, bensì
solamente il suo regolatore, in quanto si confonde con il Tao*, principio unico
dell’ordine cosmico.
Per i Cinesi la società e la natura formavano un’unità: da tale base tradizionale si
sviluppò il positivismo ritualistico e conformista della dottrina di Confucio.
Analogamente, essa era all’origine del misticismo estetizzante e individualista tipico
del taoismo.
IL CONFUCIANESIMO
• Confucio. Confucio, in cinese K’ung futzû (date tradizionali 551-479 a.C.), visse
nel paese di Lu, nell’attuale provincia dello Shantung. Come i suoi discepoli,
proveniva dalla piccola nobiltà, classe di intellettuali che conoscevano i libri e i
rituali feudali e che, in un’epoca in cui altri ideali cominciavano ad affermarsi, si
sentivano minacciati nei loro privilegi. Confucio cercò di porre un argine alle idee
nuove tentando di salvare la morale feudale, rendendola però più umana, più
profonda, meno formalistica. Numerosi testi canonici e ortodossi contrabbandano
sotto l’autorità del maestro una serie di precetti rituali e morali; tra questi, un posto a
sé spetta al Lun-yü (che noi traduciamo come Dialoghi di Confucio). Numerosi
passaggi di questo libro, che è la fonte più attendibile per la conoscenza del pensiero
del filosofo, non sono stati redatti né direttamente da Confucio, né dalla prima
generazione dei suoi discepoli, ma da confuciani di generazioni posteriori, nel corso
dei secc. V e IV. Non possediamo dunque un ritratto autentico di Confucio, bensì
l’immagine che la memoria o l’immaginazione dei suoi discepoli ha elaborato di lui.