Page 181 - Dizionario di Filosofia
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pensiero  soprattutto  grazie  ai  suoi  studi  sui  classici.  L’idea  principale  della  sua

          filosofia  è  l’affermazione  dell’essenza morale  della  natura:  la  legge  morale  e  la
          legge  cosmica  si  identificano  perché  mosse  da  uno  stesso  principio,  la  Ragione
          suprema (li), universale e pura, che dà luogo alle singole cose inverandosi nel ch’i
          (materiaenergia; lett. « aria »).
          •  Il  confucianesimo  sotto  i  Ming  e  i  Ch’ing.  Il  confucianesimo  produsse  ancora,
          sotto i Ming, una filosofia che ebbe grande successo soprattutto in Giappone: quella

          di Wang Yang-ming (1472-1528), che additava nella conoscenza interiore intuitiva
          la via della verità, mentre Chu Hsi e la sua scuola La cercavano nello studio, ovvero
          nella conoscenza del mondo esterno. Verso la fine dei Ming il confucianesimo era
          divenuto  una  dottrina  sterile.  La  situazione  cambiò  a  partire  dal XVII sec. con una
          serie  di  letterati  di  alto  livello  che  seppero  studiare  l’antica  letteratura  con
          oggettività; il risultato della loro critica storica e filologica — fatto importante per la
          storia delle idee — fu di provare il carattere apocrifo di certi testi antichi, cosa che

          infirmò considerevolmente il carattere sacro dei testi più venerabili del passato. Lo
          studio critico dei classici sfociò assai curiosamente, verso la fine della dinastia, in
          un tentativo di riformare il confucianesimo per farne a un tempo una religione e un
          movimento di riforma modernista: il principale rappresentante di questo movimento,
          ideologico più che scientifico, fu K’ang Yuwei.


                                           IL PENSIERO CONTEMPORANEO
          Il  contatto  con  l’Occidente  e  lo  sfacelo  del  Celeste  Impero  come  entità  politica
          fecero maturare la crisi dei valori filosofici tradizionali già iniziata durante i secoli
          della dinastia Ch’ing. A partire dalla metà del secolo scorso e per buona parte del

          nostro,  la  cultura  cinese  risulta  preoccupata  soprattutto  del  problema  della
          valutazione della civiltà tradizionale e di come assorbire gli evidenti vantaggi della
          civiltà  occidentale  senza  rinnegare  l’eredità  culturale  ricevuta  dal  passato.
          Semplificando questi sviluppi si possono indicare, nell’ambito del problema, alcune
          posizioni  fondamentali:  esistevano  coloro,  come  il  già  citato  K’ang  Yuwei,  che
          ritenevano  possibile  una  sintesi  fra  Oriente  e  Occidente:  questi  in  genere
          propugnavano  una  cultura  occidentale  a  livello  pratico  e  una  cultura  tradizionale
          (opportunamente interpretata in senso modernista) a un più alto livello « spirituale ».

          Una  seconda  corrente  rifiutava  in  blocco  l’apporto  dell’Occidente  e  rivalutava  il
          pensiero del passato; a volte i rappresentanti di questa corrente erano stati per un
          periodo accesi fautori della cultura europea da cui si erano poi staccati delusi. Un
          terzo  gruppo  era  costituito  dagli  accesi  paladini  del  sapere  europeo,  in  un  primo
          tempo  traduttori  e  commentatori  passivi  del  pensiero  occidentale  (pragmatismo

          americano, empirismo inglese, idealismo e movimenti tedeschi dell’Ottocento) più
          che pensatori originali. La crisi a un tempo politica e culturale della Cina raggiunse
          il proprio apice nel primo decennio della repubblica, tra il 1910 e il 1920, per opera
          soprattutto del movimento di rinnovamento culturale sviluppatosi attorno alla rivista
          Gioventû  Nuova,  animata  da  Ch’en  Tu-hsiu,  fondatore  del  movimento  marxista
          cinese e capo per un periodo del partito comunista, e da Hu Shih, allievo di Dewey,
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