Page 179 - Dizionario di Filosofia
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Chuang-tzû e nel Lieh-tzû vi sono pagine molto interessanti che rivelano presso i
maestri del taoismo un’esperienza della vita mistica paragonabile a quella che si
riscontra in altre grandi religioni. Essi, tuttavia, fanno dipendere la salvezza da un
atto intellettuale: la comprensione della legge che governa la vita universale; alla
ragione si appellano per realizzare l’unità, e l’avventura mistica alla quale invitano i
loro lettori è puramente intellettuale.
LE ALTRE SCUOLE FILOSOFICHE
• La scuola di Mo-ti. Il Mo-tzû è una raccolta di scritti provenienti da una scuola
rivale di quella di Confucio e il cui capo, Moti, viveva ancora tra il 500 e il 416 a.C.
Come i confuciani, Moti è preoccupato della decadenza della morale tradizionale,
ma le soluzioni che propone sono per molti aspetti opposte a quelle di Confucio o
dei taoisti. Insegna la sottomissione alla Divinità celeste e alle autorità stabilite e
ritiene che i beni di questo mondo debbano essere imparzialmente distribuiti tra tutti.
La guerra gli pare un’azione di brigantaggio senza profitto reale, che può essere
evitata grazie all’« amore universale indifferenziato ». Curiosa mescolanza di
elementi conservatori e rivoluzionari, il pensiero di Mo ti difetta di quell’umanesimo
che fece la grandezza di Confucio. Il suo ideale era utopistico, la sua morale severa;
ma la sua scuola ebbe grande importanza nella filosofia cinese. I suoi discepoli si
dedicarono soprattutto alla dialettica e alla logica e il loro scopo fu in realtà non
solo di ricercare le leggi del pensiero, quanto di trovare regole pratiche per
sostenere vittoriosamente le polemiche contro i loro avversari. La loro opera
costituisce tuttavia la pagina più significativa del pensiero cinese riguardante il
mondo del discorso. Essi hanno qualche rapporto con la scuola dei sofisti.
• La scuola dei sofisti o dei nomi. Questa scuola raggruppa pensatori preoccupati di
logica o, più esattamente, dell’arte di adattare alle cose le designazioni corrette, arte
che risalirebbe d’altra parte allo stesso Confucio. Hui Shih (IV sec. a.C.) è noto per i
paradossi che gli attribuisce Chuangt-zû. Di Kung-sun Lung († circa 250 a.C.)
sussiste parte di un’opera che porta il suo nome e in cui si trovano paradossi che
ricordano quelli dei sofisti greci. L’uno e l’altro sono, infatti, « sofisti » piuttosto che
logici e così queste premesse speculative, che avrebbero potuto condurre a una vera
e propria analisi del pensiero, non si sono sviluppate ulteriormente.
• La scuola delle leggi. Una delle scuole più interessanti della fine dell’epoca
feudale fu quella delle leggi. Mentre una parte dell’aristocrazia si ostinava ancora
nel tentativo di salvare i suoi privilegi, difendendo i vecchi ideali, questa scuola
favorì l’avvento dei grandi Stati sottomessi all’autorità assoluta di un principe. Le
sue teorie sono esposte nell’Han Fei-tzû, di cui è autore Han Fei*, nato intorno al
300 a.C. Egli ebbe un’importanza notevole nella storia delle idee politiche della
Cina: affermò infatti con la più grande chiarezza il carattere universale e imperativo
della legge. Questa era un’idea rivoluzionaria poiché nell’antica società le leggi
erano concepite come semplici modelli di condotta e non avevano affatto valore
coattivo: le controversie venivano conciliate dall’autorità del sovrano. Al governo
basato sui riti quale volevano i confuciani i « legisti » opposero il governo fondato