Page 174 - Dizionario di Filosofia
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avanzarono forti dubbi circa la possibilità di un sicuro criterio di certezza in quanto,

          considerando  l’esperienza  come  puro  e  semplice  «  contenuto  di  coscienza  »,  essi
          misero  in  dubbio  la  effettiva  realtà  del  mondo  esterno  (tipico  lo  scetticismo
          gnoseologico di Hume). Kant affermò che il criterio di certezza vale per il mondo
          fenomenico, cioè per il mondo della natura, oggetto della nostra esperienza, ma non
          per  il  mondo  delle  «  cose  in  sé  »,  cioè  di  quel  profondo  substrato  che  sfugge
          puntualmente  a  ogni  nostro  tentativo  di  conoscenza.  L’idealismo  postkantiano

          tedesco,  svolgendo  a  fondo  il  motivo  centrale  del  criticismo,  che  concepiva  il
          pensiero  come  attività  organizzatrice,  eliminò  il  problema  della  «  cosa  in  sé  »  e
          nell’attività del pensiero che costruisce tutta quanta la realtà vide il criterio base di
          ogni  possibile  certezza,  riavvicinandosi  così  alla  interpretazione  di  Spinoza,  che
          appunto  aveva  colto  nel  continuo  farsi  della  realtà  la  prova  più  valida  della  sua
          intrinseca  verità.  Durante  l’Ottocento  il  positivismo  esaltò  la  possibilità  di
          conoscere con certezza il mondo naturale attraverso l’esperienza di tipo scientifico,

          ma  questa  sicurezza  cominciò  ad  attenuarsi  nello  spiritualismo  di  fine  secolo  del
          Bergson.  Negli  ultimi  decenni  scienza  e  filosofia  hanno  rifiutato  ogni  tradizionale
          criterio di certezza al punto da considerare le stesse leggi scientifiche come pure
          ipotesi, punti di vista particolari e momentanei.

          CESARE. Nella logica, parola mnemotecnica che designava per gli scolastici il primo
          modo  della  seconda  figura  del  sillogismo,  nel  quale  la  premessa  maggiore  e  la
          conclusione sono universali negative (E), e la minore universale affermativa (A). [C
          indica  che  questo  modo  è  riconducibile  al celarent*,  S  che  questa  operazione  si
          compie convertendo la premessa maggiore.]
          CHAMBERLAIN  (Houston  Stewart),  scrittore  tedesco  di  origine  inglese  (Southsea,

          Portsmouth,  1855  -  Bayreuth  1927).  Nella  sua  opera  principale, I fondamenti del
          secolo XIX, pubblicata in tedesco nel 1899, sono esposti i principi di una filosofia
          della storia, ispirata alle tesi di Gobineau e di stampo nettamente razzista. Istituita
          una  distinzione  tra  civiltà,  manifestazione  puramente  esteriore  e  superficiale,  e
          cultura di un popolo, radicata nella spontaneità creatrice del medesimo, i popoli «

          giovani » vengono contrapposti a quelli « vecchi ».  La conclusione è che solo lo
          spirito degli « ariani », rappresentati in Occidente dai popoli d’origine germanica, è
          capace  di  assicurare  l’avvenire  dell’Europa.  Al  1905  e  al  1912  risalgono
          rispettivamente i tendenziosi saggi su Kant e su Goethe.
          Le  sue  idee,  assai  diffuse  in  Germania,  vennero  in  gran  parte  fatte  proprie  dai
          nazionalsocialisti e in particolare vennero riprese dal teorico del nazismo, Alfred
          Rosenberg, nel Mito del XX secolo.

          Bibliogr.:  Su  C.,  Rosenberg  e  in  generale  i  teorici  del  razzismo:  G.  Lukács, La
          distruzione della ragione, Torino 1959.
          CHARTIER (Emile), filosofo francese. V. ALAIN.

          Chartres  (SCUOLA  DI).  Uno  dei  centri  più  vivaci  e  interessanti  della  cultura
          filosofica  del XII  sec.,  anche  se  la  sua  origine  data  dalla  fine  del X  sec.  La  sua
          influenza  si  fa  sentire  con  l’insegnamento  di  Bernardo,  che  vi  opera  dal  1114  al
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