Page 169 - Dizionario di Filosofia
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catena dell’essere, Milano 1966.

          CATONE  (Marco  Porcio),  soprannominato l’Uticense (Uticensis), uomo politico e
          pensatore  romano  (95  -  Utica  46  a.C.),  pronipote  di  Catone  il  Vecchio.  Allo
          scoppiare  delia  guerra  civile,  per  difendere  la  libertà  repubblicana,  si  schierò  a
          fianco di Pompeo, seguendolo in Oriente. Dopo Farsalo continuò la guerra in Africa,

          ma, assediato in Utica, si diede la morte. L’ultima sua lettura fu il Fedone di Platone.
          La  sua  forte  personalità,  discussa  dai  contemporanei  (Cicerone  scrisse  di  lui  un
          elogio nel Catone, cui Cesare polemicamente rispose con un Anticatone), fu esaltata
          da Lucano nella Farsaglia e divenne nell’età seguente il simbolo della libertà umana
          e in  Dante (Purg., I)  della  libertà  dal  male.  Fu  uno  dei  più  grandi  rappresentanti
          dello stoicismo romano e tentò, non senza ostentazione dogmatica, di conformare la
          sua condotta alla dottrina che aveva l’orgoglio di professare.

          CATTÀNEO (Carlo), storico, uomo politico, economista, scienziato, filosofo italiano
          (Milano 1801 - Castagnola, Lugano, 1869). Si laureò in diritto a Pavia nel 1824. Nel
          1832 cominciò a collaborare agli Annali universali di statistica. Nel 1839 fondò Il
          Politecnico (« repertorio mensile di studi applicati alla cultura e prosperità sociale

          »), che pubblicò e diresse fino al 1844 e dal 1859 al 1865. Dopo aver partecipato,
          alla testa del consiglio di guerra, alle Cinque giornate milanesi, pubblicò a Parigi
          L’Insurrection de Milan (poi da lui stesso rifatto in italiano e ampliato). Stabilitosi
          nel 1850 a Castagnola, presso Lugano, lavorò al suo Archivio triennale delle cose
          d’Italia (1850-1855), una raccolta di documenti con commento critico. Nel 1867 fu
          deputato, ma non partecipò mai ai lavori del parlamento per non prestare giuramento
          di fedeltà alla monarchia. Allievo di Romagnosi, razionalista fiducioso nella scienza

          e nell’utilità della sua diffusione, il Cattaneo operò per un ampliamento del concetto
          di  filosofia,  che  intese  come  analisi  dello  spirilo  umano  nelle  sue  varie
          determinazioni storiche, sociali e pratiche, come attività coordinatrice dèi risultati
          delle singole scienze e come contributo costante al perfezionamento della società.
          Comprese inoltre che l’individuo non è mai isolato, bensì sempre incluso in un «
          gruppo » e condizionato dalla cultura e dalle strutture economico-sociali in cui vive.

          Il positivismo del Cattaneo ha alcuni caratteri peculiari che lo distinguono sia dalle
          conclusioni  metafisicoreligiose  del  Comte,  sia  dal,  naturalismo  evoluzionistico
          dell’Ardigò.  In  lui  rivive  la  concretezza  illuministica,  il  gusto  dei  problemi
          tecnicopratici e il senso della validità dell’esperienza storica; per questo egli vide la
          soluzione del problema italiano in una prospettiva federalistica e repubblicana che
          avrebbe dovuto tener conto delle particolari tradizioni storiche e delle condizioni
          geografiche di ogni singola regione.

          Alla base dei molteplici studi del Cattaneo (che s’occupò di commerci, agricoltura,
          geografìa,  linguistica,  beneficenza,  ecc.)  sta.  sempre  un’informazione  rigorosa  e
          l’intenzione di suscitare nuove energie, stimolare nuove ricerche. In politica la sua
          concezione  democratica  e  repubblicana,  lo  portò  a  polemizzare  coi  moderati  e  i
          filopiemontesi. Tra i suoi scritti: Notizie naturali e civili sulla Lombardia (1844),
          Invito alti amatori delle filosofia (1857), Del pensiero come principio d’economia

          pubblica (1861), Psicologia delle menti associate (1859-1866).
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