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ciascuna delle forme a priori dell’intelletto umano, secondo le quali esso ordina la
realtà fenomenica. Mentre per Aristotele le categorie sono le dieci fondamentali e
più generali strutture della realtà naturale, per Kant e per gli idealisti sono funzioni
del pensiero. In verità, la nozione di categoria differisce notevolmente da una
filosofia all’altra e può spesso servire da criterio per localizzare un sistema
nell’insieme della storia della filosofia. In particolare deve essere sottolineata la
differenza che esiste tra le categorie dei filosofi idealisti (forme a priori di Kant,
tappe dialettiche dello sviluppo dell’idea di Hegel) e le categorie dei filosofi
materialisti (momenti della conoscenza della natura per l’uomo, concetti e leggi
scientifiche dialetticamente mobili).
CATEGÒRICO (gr. katēgorikós, affermativo). In Aristotele, detto di una proposizione
che afferma l’attributo in una maniera assoluta. (Il giudizio categorico è un giudizio
affermativo isolato, in opposizione al giudizio ipotetico, che è un giudizio sottoposto
a una condizione.)
• Imperativo categorico. L’espressione è usata da Kant nei Fondamenti della
metafisica dei costumi e ripresa nella Critica della ragion pratica.
Secondo Kant la nostra azione morale ha il suo fondamento universale e necessario
in un impulso razionale, il dovere, che appunto egli definisce imperativo categorico,
cioè come imperativo che non ammette deroga alcuna; colui che si sottrae a questo
imperativo si sottrae all’impegno morale.
Oltre all’imperativo categorico, la nostra azione è legata anche agli imperativi
ipotetici, così detti perché ci comandano qualche cosa nell’ipotesi che si debba
realizzare un determinato fine; ad es.: « devi osservare queste norme se vuoi
conservare la salute », oppure « devi operare in questo certo modo se vuoi
raggiungere la ricchezza », ecc. Gli imperativi ipotetici, considerati isolatamente per
se stessi, non sono né morali né immorali; essi saranno strumenti dell’azione morale
soltanto se diverranno mezzi per la realizzazione dell’imperativo categorico, cioè di
quell’impulso razionale di fondo che ci obbliga ad agire non secondo il nostro
privato e angusto interesse, ma piuttosto secondo una visione universale. A
chiarimento della sua concezione, Kant diede tre formulazioni dell’imperativo
categorico: 1. agisci in modo che la massima della tua volontà possa valere sempre
come legge universale; 2. agisci in modo da trattare l’umanità, nella tua come
nell’altrui persona, sempre come fine, mai come semplice mezzo; 3. agisci come se
la massima della tua azione dovesse diventare, per tua volontà, legge universale
della natura (cioè « sii legge a te stesso »).
CATENA dell’essere. Concezione dell’universo che trae origine dall’opera di Platone
e Aristotele, anche se viene compiutamente sviluppata dal neoplatonismo. Fondata su
di una teoria emanazionistica, che garantisce la necessità dell’universo stesso, si
articola in tre princìpi generali: quello della pienezza, cioè tutto ciò che è possibile è
anche esistente, quello della continuità tra le infinite specie degli esseri e quello
della gradazione tra di esse, secondo un ordine di perfezione crescente. L’importanza
e la diffusione di questa concezione nella tradizione filosofica e letteraria
occidentale è stata magistralmente studiata ed esposta da A. O. Lovejoy, La grande