Page 168 - Dizionario di Filosofia
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ciascuna delle forme a priori dell’intelletto umano, secondo le quali esso ordina la

          realtà fenomenica. Mentre per Aristotele le categorie sono le dieci fondamentali e
          più generali strutture della realtà naturale, per Kant e per gli idealisti sono funzioni
          del  pensiero.  In  verità,  la  nozione  di  categoria  differisce  notevolmente  da  una
          filosofia  all’altra  e  può  spesso  servire  da  criterio  per  localizzare  un  sistema
          nell’insieme  della  storia  della  filosofia.  In  particolare  deve  essere  sottolineata  la
          differenza che esiste tra le categorie dei filosofi idealisti (forme a priori di  Kant,

          tappe  dialettiche  dello  sviluppo  dell’idea  di  Hegel)  e  le  categorie  dei  filosofi
          materialisti  (momenti  della  conoscenza  della  natura  per  l’uomo,  concetti  e  leggi
          scientifiche dialetticamente mobili).
          CATEGÒRICO (gr. katēgorikós, affermativo). In Aristotele, detto di una proposizione
          che afferma l’attributo in una maniera assoluta. (Il giudizio categorico è un giudizio
          affermativo isolato, in opposizione al giudizio ipotetico, che è un giudizio sottoposto

          a una condizione.)
          •  Imperativo  categorico.  L’espressione  è  usata  da  Kant  nei Fondamenti  della
          metafisica dei costumi e ripresa nella Critica della ragion pratica.
          Secondo Kant la nostra azione morale ha il suo fondamento universale e necessario

          in un impulso razionale, il dovere, che appunto egli definisce imperativo categorico,
          cioè come imperativo che non ammette deroga alcuna; colui che si sottrae a questo
          imperativo si sottrae all’impegno morale.
          Oltre  all’imperativo  categorico,  la  nostra  azione  è  legata  anche  agli imperativi
          ipotetici,  così  detti  perché  ci  comandano  qualche  cosa  nell’ipotesi  che  si  debba
          realizzare  un  determinato  fine;  ad  es.:  «  devi  osservare  queste  norme  se  vuoi
          conservare  la  salute  »,  oppure  «  devi  operare  in  questo  certo  modo  se  vuoi

          raggiungere la ricchezza », ecc. Gli imperativi ipotetici, considerati isolatamente per
          se stessi, non sono né morali né immorali; essi saranno strumenti dell’azione morale
          soltanto se diverranno mezzi per la realizzazione dell’imperativo categorico, cioè di
          quell’impulso  razionale  di  fondo  che  ci  obbliga  ad  agire  non  secondo  il  nostro
          privato  e  angusto  interesse,  ma  piuttosto  secondo  una  visione  universale.  A
          chiarimento  della  sua  concezione,  Kant  diede  tre  formulazioni  dell’imperativo

          categorico: 1. agisci in modo che la massima della tua volontà possa valere sempre
          come  legge  universale;  2.  agisci  in  modo  da  trattare  l’umanità,  nella  tua  come
          nell’altrui persona, sempre come fine, mai come semplice mezzo; 3. agisci come se
          la  massima  della  tua  azione  dovesse  diventare,  per  tua  volontà,  legge  universale
          della natura (cioè « sii legge a te stesso »).

          CATENA dell’essere. Concezione dell’universo che trae origine dall’opera di Platone
          e Aristotele, anche se viene compiutamente sviluppata dal neoplatonismo. Fondata su
          di  una  teoria  emanazionistica,  che  garantisce  la  necessità  dell’universo  stesso,  si
          articola in tre princìpi generali: quello della pienezza, cioè tutto ciò che è possibile è
          anche  esistente,  quello  della  continuità  tra  le  infinite  specie  degli  esseri  e  quello
          della gradazione tra di esse, secondo un ordine di perfezione crescente. L’importanza

          e  la  diffusione  di  questa  concezione  nella  tradizione  filosofica  e  letteraria
          occidentale è stata magistralmente studiata ed esposta da A. O. Lovejoy, La grande
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