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questi dati, abbraccerebbe nella medesima formula i movimenti dei più grandi corpi
dell’universo e quelli del più leggero atomo: nulla sarebbe incerto per essa e
l’avvenire come il passato sarebbe presente ai suoi occhi ». Tali affermazioni,
condivise dai fisici dell’epoca, non solo portano a una formulazione deterministica
delle leggi della natura, ma riconducono queste ultime nell’ambito della meccanica,
dando luogo così a un modello meccanicistico della natura. Tuttavia già nel XVIII
sec., il filosofo Hume affermava che la necessità dell’ordine causale è qualcosa di
non rilevabile nell’esperienza, ma di aggiunto a essa dalla mente umana, e in Kant la
causalità è intesa come categoria a priori dell’intelletto. Nel XIX sec. anche gli
scienziati presero in seria considerazione il problema: il fisico e filosofo Ernst Mach
giunse ad attribuire alle leggi della natura un semplice significato di relazioni
funzionali, di schemi provvisori. Ma solo nel XX sec., il principio di causalità è stato
radicalmente reinterpretato. Si è visto il legame profondo tra la nozione tradizionale
di causalità e quelle di determinismo e modello meccanicistico delle leggi naturali:
fu proprio la crisi del meccanicismo, sempre meno adeguato a descrivere la realtà
del mondo microscopico, che indusse a una revisione totale del concetto di causalità.
Infatti è lecito attribuire a due eventi un nesso causale solo quando si indica un
preciso criterio per verificare empiricamente tale nesso: ora la fisica quantistica
dimostra che è possibile assegnare a un sistema fisico solo la probabilità, non la
necessità che esso si trovi in un certo stato. Quindi il probabilismo viene a sostituire
il determinismo e la nozione di causalità va modificata non potendo più riferirsi a
cause ed effetti esattamente oggettivabili. Le tendenze di pensiero più moderne danno
del principio di causalità una formulazione molto cauta: si assume cioè, come
postulato, che debba esistere, tra le varie situazioni osservabili, una dipendenza
fisica. Il tipo di questa dipendenza, la sua formulazione matematica è un modello
della realtà, che può essere smentito dall’esperienza e di fronte al quale occorre
sempre assumere un atteggiamento critico (V. anche CAUSA.)
Bibliogr.: Non è possibile dare una bibliografia in qualche modo esauriente circa un
problema di tale ampiezza; ci limitiamo a indicare tre testi particolarmente
significativi, che esprimono tematiche e posizioni culturali assai varie: L.
Brunschvicg, L’expérience humaine et la causalité physique, Parigi 1921; E.
Cassirer, Determinismo e indeterminismo nella fisica moderna (1936), Firenze
1972; Aa. Vv., L’interpretazione materialistica della meccanica quantistica, a cura
di S. Tagliagambe, Milano 1972.
causa sui, loc. lat. che significa causa di se stesso e che indica ciò che ha in sé la
causa della propria esistenza. Con questa definizione della sostanza inizia l’Etica*
di Spinoza.
Caverna (LA), celebre immagine di Platone, nel VII libro della Repubblica. In una
caverna rischiarata dall’esterno da un grande fuoco, immobili e con il volto contro la
parete, sono incatenati dei prigionieri; nello spazio tra loro e il fuoco passano
persone e oggetti, e le loro ombre, proiettate sul muro, sono ritenute realtà dai
prigionieri, che non hanno visto mai altro che ombre: tra esse stabiliscono rapporti,