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dualismo di bene e di male sarebbe derivata la divisione degli uomini per mezzo di
barriere fittizie come la proprietà, il matrimonio, le leggi politiche o religiose:
questa creazione, radicalmente negativa, comporta che ogni legge deve essere
disprezzata. Carpocrate dichiara che si può arrivare alla liberazione mediante la
scienza del divino, o gnosi, così come vi pervennero Pitagora, Platone e Aristotele.
Tale liberazione è, secondo lui, la stessa che ha conosciuto e raccomandato Gesù.
CARTESIANISMO o CARTESIANÈSIMO. La filosofia di Cartesio ebbe fin dal suo
apparire un vivo successo in Francia; Rohault e Sylvain Régis esposero la dottrina
del filosofo in una serie di conferenze che furono molto seguite. Gli oratoriani e
Port-Royal aderirono allo spirito della dottrina cartesiana. Ma a poco a poco i
gesuiti, dapprima indecisi, si opposero alla dottrina di Cartesio e, per loro
pressione, il Sant’Uffizio la condannò (1663). A richiesta della Sorbona, il
Consiglio del re ne interdisse l’insegnamento in Francia (1671). Il cartesianismo
nondimeno non cessò di esercitare una grande influenza su tutti gli aspetti della
cultura francese. Analoga fortuna ebbe negli Stati protestanti dell’Olanda; Geulincx e
soprattutto Spinoza subirono la sua profonda influenza. In Germania fu accolto più
favorevolmente dai riformati che dai luterani: i principali sostenitori ne furono
Clauberg e Bekker. In Inghilterra, dove trionfava la filosofia empiristica inaugurata
da Bacone, fu sostanzialmente avversato, in particolare da Locke, Newton e
Berkeley.
In Italia, nel risveglio della cultura alla fine del Seicento, il razionalismo cartesiano
ebbe notevole influsso, e specialmente nell’ambiente meridionale (con il pedagogista
G. Caloprese). La stessa estetica d’Arcadia, in particolare la Ragion poetica del
Gravina, trovò un fondamento teoretico nel pensiero di Cartesio; ma è pur vero che il
critico più acuto del cartesianismo fu proprio il napoletano Giambattista Vico. A
partire dal XVIII sec. il cartesianismo fu interpretato in due modi nettamente opposti.
Da una parte fu considerato come un idealismo e uno spiritualismo (così come
l’avevano inteso nel XVII sec. la maggior parte dei discepoli di Cartesio, in
particolare La Forge e Malebranche) e combattuto come tale da Voltaire, che si
rifece a Locke e a Newton; all’opposto, il cartesianismo fu anche considerato un
razionalismo materialistico e meccanicistico, e rivendicato dai grandi filosofi
materialisti francesi del XVIII sec.: Leroy, Le Mettrie, Cabanis, Diderot, d’Alembert,
Helvétius, d’Holbach. Infine, come dottrina metafisica razionalistica, fu criticata da
Condillac, Hume e Kant.
Questa varietà di interpretazioni del sistema di Cartesio, che continuò nel secc. XIX e
XX, attesta la ricchezza e la profondità del suo insegnamento. Il cogito di Cartesio è
stato oggetto di innumerevoli discussioni: tra le più recenti va segnalata da critica
condotta da E. Husserl soprattutto nelle Meditazioni cartesiane (1931) e ne La crisi
delle scienze europee (1936).
Bibliogr.: F. Bouillier, Histoire de la philosophie cartésienne, 2 voll., Parigi 1868;
G. Monchamp, Histoire du cartésianisme en Belgique, Bruxelles 1886; L. Berthé de
Besaucele, Les cartésiens d’Italie, Parigi 1920; Aa. Vv., Descartes et le
cartésianisme hollandais, Parigi 1950; A. Vartanian, Diderot e Descartes, Milano