Page 150 - Dizionario di Filosofia
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della luce o a quella degli dei; se raggiunge la perfezione, diventa bodhisattva e,

          infine, buddha.  L’indifferente  o  il  peccatore  rinascerà  come  uomo  di  condizione
          inferiore, come genio delle tenebre, demone, animale.
          Gli dei godono di una potenza e di una felicità relative; sono semplici funzionari
          preposti,  per  un  periodo  limitato,  alla  protezione  dell’universo  e  sono  ancora
          soggetti alla legge della rinascita. Solo i buddha non devono più rinascere e possono
          godere  della  perfetta  beatitudine  del nirvāna.  Il  buddhismo  del  mahāyāna  ha  una

          concezione molto diversa. In luogo dell’etica proposta dal theravāda, addita la via
          del  sentimento  e  della  speculazione.  Queste  due  forme  di  buddhismo  sono
          rappresentate  da  scuole  filosofiche  che  produssero,  nel  corso  della  storia  del
          buddhismo, un’abbondante letteratura.
          BUFFON  (Georges  Louis  LECLERC,  conte DI),  naturalista  francese  (Montbard,

          Digione, 1707 - Parigi 1788). Si laureò in legge e dopo il 1730 viaggiò in Francia e
          all’estero.  Preso  da  vivissimo  interesse  per  le  scienze,  nel  1735  pubblicò  una
          traduzione  della Statica  dei  vegetali  dell’inglese  Stephen  Hales,  premettendovi
          un’introduzione  nella  quale,  con  estrema  chiarezza,  espose  i  metodi  della  scienza
          sperimentale. Nel 1739 entrò all’Accademia delle scienze e fu nominato intendente
          del  Jardin  du  roi,  l’orto  botanico  di  Parigi,  il  futuro  Museo  di  storia  naturale.  In

          questo periodo cominciò a lavorare a una grande Storia naturale che fu pubblicata
          tra il 1749 e il 1788 (comprende trentasei volumi suddivisi in: Teoria della Terra,
          Quadrupedi,  Uccelli,  Minerali,  alcuni Supplementi  tra  i  quali  le Epoche  della
          natura,  1778).  Per  quest’opera,  che  riscosse  grande  successo,  Buffon  ebbe  come
          collaboratori  Daubenton per l’anatomia, l’abate  Bexon e  Guéneau de  Montbéliard
          per la parte riguardante gli animali, e altri. Buffon, ispirandosi a Newton e a Leibniz,
          supera il rigido schematismo classificatorio di Linneo, e descrive gli esseri viventi

          come disposti in una catena in cui ogni anello ha forti rassomiglianze con l’anello
          contiguo, in una sorta di continuità priva di forti distacchi.  Le specie in tal modo
          perdono importanza almeno come schemi fissi prestabiliti. Nella sua opera Epoche
          della natura, in cui tratta della formazione della Terra e delle epoche geologiche,
          Buffon tende a considerare l’universo come nato da una lenta trasformazione; egli
          sostiene  che  le  specie  viventi  subiscono  modificazioni  per  effetto  dell’ambiente,

          aprendo così la strada alle teorie dell’evoluzione.
          Convinto che in un’opera di volgarizzazione scientifica lo stile dovesse contribuire a
          dare  ordine  alle  idee  e  vivacità  all’espressione,  attribuì  a  questo  problema  tale
          importanza  che  nel  discorso  per  la  sua  elezione  all’Accademia  francese  (1753),
          invece di fare il tradizionale panegirico del predecessore, trattò ampiamente dello
          stile, mostrando che, se le idee e le teorie, soprattutto in campo scientifico, sono un
          patrimonio dell’umanità in un certo senso impersonale, nello stile si manifesta invece

          l’intelligenza  personale  dell’uomo.  La  sua  frase  «  Lo  stile  è  l’uomo  »  è  diventa
          proverbiale.
          Bibliogr.: Oeuvres complètes, a cura di J. L. Lanessan. 14 voll., Parigi 1884-1885;
          Oeuvres philosophiques, a cura di J. Piveteau, M. Fréchet, C. Bruneau, Parigi 1954;

          Epoques de la nature, a cura di J. Roger, Parigi 1962; in italiano: Storia naturale, a
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