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inserisce nella corrente del neorealismo inglese, rappresentato anche da Alexander,
Whitehead, Russell. Il suo metodo consiste nel costruire su base logica tutte le
soluzioni possibili per ogni singolo problema, esaminandole poi comparativamente
per arrivare alla scelta della più probabile. Opere principali: Percezione, fisica e
realtà (1914), Il pensiero scientifico (1923), Lo spirito e il suo posto nella natura
(1925), Cinque tipi di teoria etica (1930), Esame della filosofia di McTaggart
(1933-1938).
BROUWER (Luitzen Egbertus Jan), matematico olandese (Overschie 1881-1966).
Professore all’università di Amsterdam dal 1912, studiò la geometria, la topologia e
la teoria generale dei rapporti tra la logica e la matematica. Fondò la scuola detta
intuizionistica, le cui tesi essenziali sono: l’impossibilità di dedurre tutta la
matematica dalla logica pura — contrariamente alle teorie di Whitehead e di Russell
— e la riduzione della logica a un metodo, che si sviluppa con la matematica senza
trascenderla.
Bibliogr.: Su B.: A. Heyting, Les fondements des mathématiques. Intuitionnisme,
théorie de la démonstration, Parigi-Lovanio 1955.
BRUCKER (Johann Jakob), erudito e storico della filosofia tedesco (Augusta 1696-
1770). È ricordato soprattutto per una vasta Historia critica philosophiae a mundi
incunabttlis ad nostram usque aetatem deducta (1742-1744), opera che ne fa uno
degli iniziatori della storia della filosofìa, e che fu largamente utilizzata dal Diderot
per l’Enciclopedia.
BRUNO (Giordano), filosofo e scrittore italiano (Nola 1548 -Roma 1600). Di nobile
famiglia, poté frequentare gli ambienti culturalmente più elevati di Napoli, dove
compì i suoi studi. Nel 1572 fu ordinato sacerdote; accusato di eresia per aver
tentato di conciliare il cristianesimo ortodosso con il neoplatonismo, fuggì da Napoli
e, dopo aver errato per l’Italia settentrionale, si rifugiò a Ginevra dove frequentò
l’università. Venuto ben presto in urto con le autorità calviniste, passò in Francia, a
Tolosa e a Parigi dove, nel 1582, pubblicò il De umbris idearum, dedicato al re
Enrico III, che gli fece ottenere una cattedra alla Sorbona. Nel 1583 passò in
Inghilterra, e i due anni e mezzo trascorsi a Londra e a Oxford, dove tenne lezioni
pubbliche, furono tra i più fecondi della sua vita; lì infatti scrisse e pubblicò le sue
opere più importanti. Tornato a Parigi, intraprese l’esposizione e la discussione dei
testi aristotelici; l’ostilità degli studenti lo indusse però a trasferirsi in Germania.
Insegnò a Wittenberg, Praga, Helmstadt: a Francoforte pubblicò le sue opere in
latino. In questa città ricevette l’invito ad andare a Venezia da parte di un patrizio,
Giovanni Mocenigo, che intendeva farsi insegnare da lui la mnemotecnica e forse la
magia. A Venezia Bruno conobbe Galileo e Paolo Sarpi. Il Mocenigo, reso diffidente
dai suoi atteggiamenti ereticali, lo denunziò al Sant’Uffizio; il governo della
Serenissima fece arrestare il Bruno (1592), e l’anno successivo, su richiesta
dell’Inquisizione romana, lo inviò a Roma dove rimase in carcere per sette anni,
rifiutandosi di ritrattare le sue opinioni; perciò il 16 febbraio del 1600 fu condannato
al rogo.