Page 140 - Dizionario di Filosofia
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particolare negativa (O). [Il B indica che questo modo deve essere ricondotto al
barbara e il C che questa operazione si fa per contrapposizione. Es.: « Ci sono
collere che non sono biasimevoli; ogni collera è una passione; dunque ci sono
passioni che non sono biasimevoli ».]
BODIN (Jean), magistrato, filosofo ed economista francese (Angers 1530 - Laon
1596). Fra i suoi scritti ricordiamo: Methodus ad facilem historiarum cognitionem
(1566), in cui giudica la storia come la migliore preparazione alla politica; Risposta
ai paradossi del signor De Malestroit (1566), in cui esamina il fenomeno
inflazionistico che turbava il commercio di quei tempi, ne indica l’origine nella «
abbondanza d’oro e d’argento » in circolazione (miniere di Potosí in America) e si
dichiara a favore della libertà di commercio; I sei libri della Repubblica (1576),
considerati il suo capolavoro. Sostenitore della sovranità assoluta e dello Stato di
diritto, affermò che il sovrano non è padrone dei beni dei suoi sudditi e che non può
stabilire imposte senza il consenso degli Stati Generali: la sovranità, anche se
assoluta, deve sempre rispettare i diritti di natura e le leggi divine.
Bibliogr.: La méthode de l’histoire, a cura di P. Mesnard, Parigi-Algeri 1941; su B.:
J. Moreau-Reibel, Jean Bodin et le droit public comparé dans ses rapports avec la
philosophie de l’histoire, Parigi 1933; P. Nancey, Jean Bodin économiste,
Bordeaux 1942; per un’ampia bibliografia vedi lo studio complessivo: P. Mesnard,
L’essor de la philosophie politique au XVI siècle, Parigi 1951 (trad. it.: Bari 1963).
BOÈTO di Sidone, in gr. Boēthós, filosofo stoico (II sec. a.C.). Discepolo di Diogene
di Babilonia, dissentì su vari punti dall’ortodossia stoica e si avvicinò al pensiero
dei peripatetici; fu autore di un commentario sui Fenomeni di Arato e di trattati Sulla
natura e Sul destino, citati da Diogene Laerzio,
BOETO di Sidone (i sec. d.C.), discepolo di Andronico di Rodi, che insegnava ad
Alessandria la filosofia peripatetica al tempo di Augusto. È autore di un’opera Sulla
natura dell’anima, che fu confutata da Porfirio, e di alcuni commenti alle opere di
Aristotele che rivelano più che altro le sue doti di filologo.
BOÈZIO (Anicio Manlio Torquato Severino), filosofo, poeta e uomo di Stato latino
(Roma verso il 480 d.C. - †. 524). Fu discepolo di Festo e Simmaco, è completò la
sua educazione in Atene. È il tipico rappresentante di quella nobiltà colta latina che
appoggiò il re goto Teodorico nel tentativo di realizzare un’equilibrata convivenza
tra il popolo goto e quello latino. Quando il re goto mutò politica nel timore che la
nobiltà romana tramasse contro di lui, Boezio cadde in disgrazia e venne condannato
a morte. Come filosofo cristiano è noto per averci conservato e tramandato gran
parte del pensiero greco; fu infatti buon commentatore di Platone e Aristotele.
L’opera più importante è il De consolatione philosophiae*, che ebbe larga
diffusione durante il medioevo e contribuì fortemente a far conoscere la logica
aristotelica, che tanta parte tenne nella filosofia scolastica. Boezio non fu un
pensatore originale, ma gli spetta il merito notevole di avere stabilito un rapporto di
continuità tra il pensiero antico e quello medievale.
Bibliogr.: Su B.: K. Dürr, The propositional logic of Boethius, Amsterdam 1951.