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della più grande contentezza che noi siamo capaci di sentire in questa vita ».
Spinoza, per il quale nulla esiste all’infuori dell’essere, scrive che « la beatitudine
non è ricompensa della virtù, ma la virtù stessa ».
BECCARÌA (Cesare BONESANA, marchese DI), giurista e uomo politico italiano
(Milano 1738-1794). Conseguita la laurea in giurisprudenza all’università di Pavia
nel 1758, dal 1761 frequentò la Società dei pugni* e, stimolato da Pietro Verri, diede
alla luce, a-onimo, il primo saggio (Del disordine e de’ rimedi delle monete nello
Stato di Milano nel 1762), del quale è chiara la derivazione dagli studi di Gian
Rinaldo Carli. Volse successivamente la sua attenzione alla riforma della
amministrazione della giustizia, e pubblicò, pur esso anonimo, il libro Dei delitti e
delle pene* (Livorno, 1764). L’opera, ispirata almeno nelle sue linee
programmatiche da Pietro Verri, segnalava i difetti e le assurdità del sistema
criminale allora vigente, levava la voce contro la pena di morte, la tortura, la
graduazione delle pene secondo lo stato sociale del reo, le prigioni anguste e
malsane, il sistema stesso della procedura congegnata in maniera da offrire a un
imputato non colpevole poche possibilità di mostrare la sua innocenza. Il libro,
immediatamente tradotto in francese (con leggere modificazioni) dal Morellet, fu
commentato da Voltaire e Diderot, e circolò largamente in Europa e in America
divenendo il testo fondamentale di tutti i progetti di riforma. L’autore, dopo un
viaggio a Parigi con Alessandro Verri (col quale, come col fratello Pietro, i rapporti
divennero da allora sempre più tesi, anche perché Pietro si vedeva defraudato della
parte di merito che gli spettava nella concezione del fortunato libretto), rifiutato
l’invito di Caterina II di Russia di recarsi a Pietroburgo per presiedere una
commissione di riforma del codice penale, fu chiamato dal governo austriaco a
coprire una cattedra, creata appositamente, di economia politica nell’università di
Pavia; passò quindi ad attività di governo.
Bibliogr.: Opere, a cura di S. Romagnoli, 2 voll., Firenze 1958; molto importante,
per la documentazione che offre, l’edizione del Dei delitti e delle pene, a cura di F.
Venturi, Torino 1965; su B.: C. A. Vianello, La vita e l’opera di C. Beccaria con
scritti e documenti inediti, Milano 1938; M. T. Maestro, Voltaire and Beccaria as
reformers of criminal law, Nuova York 1942.
BEDA il Venerabile (santo) [Wearmouth, Durham, 673 - Jarrow, Durham, 735],
monaco benedettino inglese, della Northumbria, stabilitosi nel monastero di Jarrow.
Coltissimo, fu una delle personalità di maggior rilievo della Chiesa anglosassone del
suo tempo, e il suo insegnamento attrasse a Jarrow discepoli da ogni parte del mondo
cristiano. Le sue opere, scritte in latino (meno una, perduta), costituiscono una specie
di enciclopedia delle conoscenze dell’epoca, e rappresentano il primo monumento
della letteratura dell’isola.
Bibliogr.: Opera historica, a cura di L. E. King, London 1931; su B.: A. Hamilton
Thompson, Beda. His life, times and writings, Oxford 1935; T. A. Carrol, The ven.
Beda; his spiritual teachings, Washington 1946.
BEHAVIORISMO o BEHAVIOURISMO (dall’americano behavior; con grafia inglese