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rappresentato inoltre da Ernst Troeltsch (1865-1923), Bruno Bauch (1877-1942) e

          Hugo Münsterberg (1863-1916). Questo gruppo di filosofi, tra la seconda metà del
          XIX sec. e i primi decenni del XX, sviluppò alcuni fondamentali motivi della scuola di
          Marburgo* che già aveva respinto il criterio kantiano della cosa in sé che, svolto
          coerentemente, non può non portare a una concezione metafisica. La scuola di Baden,
          sotto l’impulso del Windelband, accentuò il motivo dell’autonomia del pensiero nei
          confronti della natura e della psicologia, fondando la cosiddetta filosofia dei valori

          storici,  morali,  estetici,  ecc.  aventi  una  loro  autonomia  e  una  loro  assoluta
          oggettività. In questo senso la filosofia dei valori cercò di eludere ogni metafisica di
          tipo positivistico e di affermare la necessità ideale di una misura assoluta al di sopra
          del variare dell’esperienza.
          BAHNSEN  (Julius),  filosofo  tedesco  (Tondern,  Schleswig,  1830  -  Lauenburg,

          Pomerania,  1881).  Discepolo  di  Schopenhauer,  portò  alle  estreme  conseguenze  il
          volontarismo del maestro, arrivando al pessimismo radicale. Opere: Il tragico come
          legge del mondo  (1877), La  contraddizione  nel  sapere  e  nell’essere  del  mondo
          (1880-1881).

          BAIN (Alexander), filosofo e psicologo scozzese (Aberdeen 1818-1903). Dal 1860
          al 1880 insegnò logica all’università di Aberdeen. Nel 1876 fondò la rivista, Mind.
          Fece  parte  della  scuola  positivistica  inglese  e  con  la  sua  psicologia  tentò  di
          rinnovare l’associazionismo insistendo sull’attività spontanea del cervello. Applicò
          il metodo delle variazioni concomitanti di Stuart Mill alla psico-fisiologia: azione
          del  sangue  sul  cervello,  relazione  tra  intelligenza  e  peso  del  cervello,  differenza
          funzionale  tra  materia  grigia  e  materia  bianca,  misura  dei  tempi  di  reazione  a

          determinati segnali, ecc. Opere principali: I sensi e l’intelletto (1855), Sullo studio
          del carattere (1861), Logica deduttiva e induttiva come scienza (1870), Lo spirito
          e il corpo* (1873), L’educazione come scienza* (1879). La sua autobiografia è stata
          pubblicata postuma nel 1904.

          BAKUNIN  (Michail  Aleksandrovič),  rivoluzionario  russo,  teorico  dell’anarchismo
          (Prjamuchino,  governatorato  di  Tver’,  1814  -  Berna  1876).  Di  origine  nobile,
          costretto a esulare, si recò a Parigi (1844-1847), dove conobbe Marx e Proudhon.
          Partecipò  direttamente  o  indirettamente  a  tutti  i  moti  rivoluzionari  del  suo  tempo.
          Imprigionato,  fu  dall’Austria  consegnato  allo  zar  che  lo  fece  deportare  in  Siberia
          (1857);  riuscito  a  evadere  (1861),  si  rifugiò  in  Inghilterra,  poi  in  Svizzera,
          viaggiando  per  molti  paesi  d’Europa.  Nel  1867  aderì  alla  prima  Internazionale  e

          fondò a  Napoli la prima sezione italiana; nel 1868 creò l’Alleanza internazionale
          della  democrazia  sociale  propugnante  l’ateismo,  la  abolizione  delle  classi,
          l’eguaglianza  dei  sessi,  la  comunanza  dei  beni  di  produzione,  la  sparizione  degli
          Stati.
          Ostile  a  ogni  forma  di  autorità,  entrò  decisamente  in  urto  con  Marx  al  congresso
          dell’Aia (1872); le sue idee trovarono la loro sistemazione definitiva nell’opera Lo

          Stato  e  l’anarchia  (1873).  In  essa  Bakunin  sostiene,  pervenendo  così  alle  stesse
          conclusioni dei nichilisti, che ogni forma di potere tradisce il popolo nella misura in
          cui tende a perpetuarsi. Negli ultimi anni Bakunin fece frequenti soggiorni in Italia
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