Page 119 - Dizionario di Filosofia
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philosopher, a millenary symposium, Londra 1952.
          AYER  (Alfred  Jules),  filosofo  inglese  (n.  1910).  Professore  di  filosofia  e  logica
          all’Università di  Londra dal 1946, è il massimo esponente del positivismo logico
          inglese.  Richiamandosi  all’opera  di  Russell  e  di  Wittgenstein,  e  più  in  generale

          dell’empirismo inglese, elaborò una originale sintesi delle ricerche del positivismo
          logico viennese con la tradizione analitica britannica. La sua opera più importante è
          Language, truth and logic (1936). Il contributo di Ayer consiste nell’aver fondato
          l’empirismo in termini linguistici, prestando particolare attenzione al linguaggio dei
          ’dati  sensibili’;  in  sostanza  ciò  conduce  a  un  fenomenismo  filosofico  secondo  il
          quale  ogni  proposizione  su  oggetti  materiali  può  essere  tradotta  in  una  riferita
          esclusivamente a dati sensibili.

          Bibliogr.:  The  foundations  of  empirical  knowledge,  Londra  1940;  in  italiano:
          Linguaggio verità e logica, Milano 1961.
          AZIONE. L’insieme dei problemi che l’uomo si è posto da sempre a proposito della

          sua azione, e le diverse soluzioni proposte per rispondervi, costituiscono l’oggetto
          della  morale.  Questa  è  dunque  concreta,  anche  quando  i  criteri  d’azione  proposti
          sono  astratti  o  di  tipo  metafisico  (ad  es.,  le  morali  religiose  e  spiritualistiche  in
          genere).  Per  il  loro  stesso  carattere  di  concretezza,  i  problemi  dell’azione  non
          potrebbero essere separati da quelli della conoscenza, che essi aiutano a porre e a
          risolvere.  La  conoscenza  nasce  infatti  dai  bisogni  dell’azione  e  è  destinata  a
          rispondervi; a sua volta l’azione, illuminata dalla conoscenza, si rivela capace di

          progredire. Esiste dunque un’influenza reciproca tra la conoscenza e l’azione, tra la
          verità e la libertà, tra la teoria e la pratica. Questa funzione fondamentale dell’azione
          è stata messa in luce da molti filosofi. Al proposito Goethe scrive: « All’inizio era
          l’azione  »;  e  Francesco  Bacone:  «  Ciò  che  ha  la  funzione  di  causa  per  la
          speculazione diviene una regola generale per l’azione pratica ». Nel XX sec. l’azione
          è divenuta il senso di tutta quanta la realtà secondo il pensiero di Bergson e, sia pure

          in modo diverso, nel pragmatismo di James e di Dewey. Il concetto di azione è infine
          fondamentale nella filosofia di Blondel,
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