Page 117 - Dizionario di Filosofia
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fede. Nonostante le opposizioni che gli vennero mosse sia da parte musulmana sia da

          parte cristiana, il pensiero di Averroè esercitò per molti secoli notevole influenza in
          tutta l’Europa (v. AVERROISMO).
          Bibliogr.:  E.  Renan, Averroès  et  l’averroisme,  essai  historique,  Parigi  1861;  L.
          Gauthier, Ibn  Roschd  (Averroès),  Parigi  1948;  T.  Allard, Le  rationalisme

          d’Averroès, Parigi 1955; F. Alessio, La religione secondo Ibn Rochd, in « Saggi di
          umanismo  cristiano  »,  Pavia  1951;  G.  Gabrieli, Averroè  come  scienziato,  in  «
          Archivio di storia delle scienze », 1924;  S.  Van der  Bergh, Averroes’  Tahafut al
          Tahafut (the incoherence of the incoherence), 2 voll., Londra 1953.
          AVERROISMO.  Indirizzo  filosofico  che  trae  origine  dall’interpretazione  data  da
          Averroè al pensiero di Aristotele.

          Fu detto averroismo latino quello che si sviluppò in Occidente. Le prime traduzioni
          in latino dei commenti di Averroè ad Aristotele furono fatte verso il 1230 a Napoli e
          in  Sicilia,  alla  corte  di  Federico  II,  donde  vennero  introdotte  negli  ambienti
          universitari, in concomitanza con la diffusione dell’insegnamento basato sui testi di
          Aristotele.  L’averroismo  si  presentava  come  aristotelismo  integrale,  in
          contrapposizione  a  quelle  interpretazioni  che  tendevano  a  conciliare  la  filosofia

          peripatetica  col  cristianesimo  (aristotelismo  moderato  di  Alberto  Magno  e  di
          Tommaso  d’Aquino).  Ebbe  nel XIII  sec.  il  suo  centro  nella  facoltà  delle  arti
          dell’università di Parigi e i suoi maggiori esponenti in Sigieri di Brabante e Boezio
          di  Dacia:  questi  accoglievano  da  Averroè  tre  motivi  principali:  l’unicità
          dell’intelletto per tutti gli uomini (e quindi la negazione dell’immortalità dell’anima
          individuale),  l’eternità  del  mondo  e  del  movimento,  l’esistenza  di  tesi  razionali  e
          necessarie  in  contrasto  con  la  fede  (cosiddetta  teoria  della  doppia  verità),

          L’averroismo fu condannato dal vescovo di Parigi Etienne Tempier nel 1270 e nel
          1277;  tuttavia  continuò  ad  avere  seguito  nel  secolo  successivo,  con  Giovanni  di
          Jandun a Parigi e con Pietro d’Abano all’università di Padova, la quale, dal XIV sec.,
          divenne  il  maggior  centro  dell’averroismo,  con  un  carattere  spiccatamente
          naturalistico.  L’averroismo  operò  anche  in  campo  politico,  sostenendo  la  netta

          separazione tra potere politico e potere religioso; alla sua influenza non è estraneo
          neppure  il  pensiero  di  Dante.  Nel XVI  sec.  esso  era  ancora  vivo  a  Padova  e  a
          Bologna (Nicoletto Vemia, Agostino Nifo, Marco Antonio Zimara, ecc.): si ripresero
          i  dibattiti  sull’unità  dell’intelletto  in  polemica  con  l’alessandrismo*,  sicché  una
          nuova  condanna  venne  pronunziata  contro  di  esso  nel  1513  dal  5°  Concilio
          lateranense.

          AVICÉBRON,  nome  con  il  quale  è  conosciuto  il  pensatore  ebreo  SALOMON  IBN
          GABIROL  (Málaga  1020  circa  –  Valencia  1058  circa),  vissuto  a  Saragozza  verso
          l’anno 1045, autore di commentari allegorici sull’Antico Testamento e di inni mistici
          accolti  nella  liturgia  delle  sinagoghe.  La  sua  dottrina  è  esposta  nell’opera Fons
          vitae.

          Egli riteneva che anche le sostanze intelligibili siano costituite di materia e forma, e
          che sia da postulare una materia universale, substrato di tutto ciò che esiste, salvo
          Dio; e concepiva la volontà divina come principio creatore, nell’intento di superare
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