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valorizzato nel XVIII sec. da J. J. Rousseau, è fondamentale nella pedagogia
idealistica, soprattutto nel pensiero di G. Gentile e dei suoi seguaci, che nega ogni
dualismo nel processo educativo e quindi ogni eteroeducazione, intesa come azione
estrinseca dell’educatore sull’educando: al contrario, questi riconosce la sua
spiritualità nell’educatore e giunge a realizzarla autonomamente. Anche fuori del
movimento idealistico, il concetto di autoeducazione ha avuto fortuna nella
pedagogia contemporanea, ogni volta che si è voluto affermare, anche
polemicamente, che l’opera educativa si risolve non soltanto nell’escogitare tecniche
didattiche più o meno perfezionate, ma nell’azione indiretta, di esempio e di stimolo,
che può esercitare la personalità dell’educatore quando miri a realizzare anzitutto in
sé quegli ideali educativi che vuole inculcare negli altri.
AUTONOMÌA della volontà. Secondo Kant, potere della volontà di dare a se stessa le
proprie leggi morali, prescindendo da ogni elemento esterno, e perciò di porsi quale
unico principio della morale. (Secondo Kant l’azione morale per essere valida deve
fondarsi su un impulso autonomo: se infatti essa è condizionata da dati esterni
rispetto alla nostra razionalità [volontà divina, piacere, ecc.] allora è azione
eteronoma, di cui non possiamo assumerci la responsabilità. Perché la moralità
abbia un fondamento universalmente valido, deve scaturire quindi - direttamente
dalla nostra interiorità consapevole [Sii legge a te stesso].)
AVEMPACE o AVENPACE, filosofo e scienziato arabo. V. IBN BAGIA.
AVENARIUS (Richard), filosofo tedesco (Parigi 1843 - Zurigo 1896). Insegnò
filosofia e fisica all’università di Zurigo dal 1877 fino all’anno della morte. Insieme
con E. Mach* viene considerato il fondatore dell’empiriocriticismo che, pur essendo
un momento dello sviluppo del positivismo, costituisce un’attenta critica e un
riesame approfondito dei limiti e della possibilità dell’esperienza e quindi della
scienza. Avenarius intende costruire una filosofia che abbia il rigore di una scienza
esatta e pertanto esamina con estrema accuratezza la natura dell’esperienza; egli
giunge a concludere che, liberata di ogni sovrastruttura di tipo metafisico, idealistico
e materialistico, l’esperienza « pura » ci si presenta come una serie di contenuti di
coscienza indifferenziati in cui ancora non si riesce a distinguere l’io dal non-io, il
soggetto dall’oggetto. Sparisce in questo modo ogni distinzione tra fìsico e psichico,
tra spirito e materia. Mediante un processo di « introiezione » noi giungiamo però a
spezzare questa unità originaria dell’esperienza e parliamo così di soggetto e di
oggetto, di mondo naturale esterno e di una realtà mentale che gli si contrappone, di
materia e di spirito. Questa corruzione dell’esperienza pura originaria porta quindi a
una serie di problemi di carattere metafisico, praticamente insolubili come quelli di
immortalità, di sostanza spirituale, ecc. Fra le opere: La filosofia come pensiero del
mondo secondo il principio del minimo sforzo. (1876); La critica dell’esperienza
pura (1888-1890); Il concetto umano del mondo (1891).
Bibliogr.: J. Petzoldt, Kritik der reinen Erfahrung von Avenarius angezeigt, Dresda
1889; A. Aliotta, R. Avenarius, « Cultura filosofica », 1908; H. Delacroix,
Avenarius: esquisse de l’empiriocriticisme, « Revue de métaphysique et de morale