Page 113 - Dizionario di Filosofia
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intuitivamente  attraverso  una  vita  d’azione  come  quella  di  Eucken,  le  correnti

          politiche che considerano le ideologie subordinate alle esigenze dell’azione politica,
          come il fascismo.)
          • In pedagogia, l’insieme dei sistemi educativi che sostengono la necessità di porre
          l’attività  spontanea  del  fanciullo  come  centro  e  punto  di  partenza  del  processo
          educativo  e,  in  una  accezione  più  ristretta,  l’insieme  delle  metodologie  che
          applicano  all’educazione  i  risultati  della  psicologia  e  della  sociologia

          contemporanee.  (Tale  indirizzo  è  rappresentato  principalmente  da  Dewey,
          Kerschensteiner, Decroly, Ferrière e molti altri.)
          ATTO. La distinzione tra potenza e atto è fondamentale nella dottrina di Aristotele.
          L‘atto è la piena realizzazione delle possibilità di un essere, mentre la potenza è la
          predisposizione  all’atto,  il  germe  da  cui  sboccia  l’atto.  Tale  distinzione  serve  ad
          Aristotele  per  spiegare  il  divenire,  inteso  appunto  come  il  processo  mediante  il

          quale  un  essere  che  era  suscettibile  di  accrescimento  (o  di  movimento,  o  di
          alterazione, o di generazione) di fatto viene crescendo (o si muove, o si altera, o
          viene generato). Nell’ordine delle cause, la potenza corrisponde alla materia, l’atto
          alla forma. Perciò l’atto è la piena realizzazione di una forma verso cui l’essere era
          predisposto:  così  la  statua  realizza  quella  forma  che  era  già  latente  nel  minerale

          grezzo. Potenza e atto, come materia e forma, sono termini relativi: il fiore, ad es., è
          potenza del frutto e, nello stesso tempo, è atto del germoglio. Soltanto Dio, essendo
          pensiero puro, non avendo in sé materia, è per ciò stesso atto puro, ossia atto non
          mescolato con alcuna potenzialità. La soluzione data da Aristotele al problema del
          divenire, come passaggio dalla potenza all’atto, ha dominato incontrastata in tutto il
          pensiero occidentale fino all’età moderna: i termini stessi potenza e atto sono entrati
          nel linguaggio comune.
          Le  nozioni  di  atto  e  di  atto  puro  ritornano  nella  filosofia  contemporanea,  ma  con

          significato alquanto diverso da quello aristotelico, cioè nel senso di azione, attività.
          Nell’attualismo di Gentile l’atto puro è il pensiero pensante, in quanto è attività che
          non ha alcuna passività in sé, né limiti fuori di sé.
          ATTRIBUTO.  In  senso  logico,  concetto  attribuito  a  un  determinato  soggetto.  (V.

          PREDICATO.)  In  senso  metafisico,  secondo  le  definizioni  di  Cartesio  e  di  Spinoza,
          tutto ciò che partecipa dell’essenza e della natura stessa di una sostanza.
          ATTUALE.  Che è in atto, che è passato dalla pura possibilità all’esistenza reale o
          all’azione, in opposizione a potenziale o virtuale.
          ATTUALISMO. L’attualismo di Giovanni Gentile è l’ultimo sviluppo dell’idealismo
          romantico, in particolare fichtiano, in quanto elimina ogni residuo oggettivistico e

          risolve  tutta  la  realtà  esclusivamente  nell’atto  pensante  del  soggetto  (atto  puro),
          concepito come soggetto universale, creatore di se stesso, senza alcuna delimitazione
          o determinazione che ne condizioni l’assoluta attività e libertà. Tutti gli aspetti della
          realtà (da Dio alla natura e alla storia) non hanno quindi esistenza autonoma fuori del
          pensiero che li pone, in quanto non sono che oggetti (pensiero pensato) del pensiero
          in atto che solo è reale (pensiero pensante). Tuttavia l’attualismo non si risolve in

          una contemplativa teoria dell’atto, ma impegna all’azione, proprio perché l’agire è il
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