Page 109 - Dizionario di Filosofia
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che l’adottano; essa è di un’importanza estrema nella misura in cui costituisce una
risposta al problema fondamentale di ogni filosofia: l’Essere esiste in sé,
indipendentemente dal pensiero che lo pensa? Una filosofia è realista se risponde
affermativamente, idealista nel caso contrario, agnostica se rifiuta di dare una
risposta.
ASSUNZIONE. Nella logica, proposizione che si sceglie come premessa di un
ragionamento, indipendente dalla sua verità o falsità (in partie., la prima premessa
del sillogismo).
ASSURDO. L’esperienza dell’assurdo, sotto diverse forme, occupa un posto
preponderante nelle filosofie dell’esistenza, in particolare in Heidegger, Sartre,
Jaspers, Camus, Gabriel Marcel. Attraverso l’analisi dell’esperienza questi filosofi
giungono a conclusioni in cui l’assurdo assume significati di sapore metafisico.
L’assurdo prende volta a volta lo aspetto di angoscia e di « finzione » in Heidegger,
come già in Kierkegaard; di assurdità della vita umana e di nonesistenza in Sartre;
d’incoerenza della nostra condizione, in cui l’azione è il solo rifugio, in Camus; di «
scacco supremo » in Jaspers; di « mistero fondamentale » in Gabriel Marcel. Ma,
benché l’avvertano in modo diverso, tutti danno alla nozione di assurdo un valore
capitale, così che essa caratterizza l’esistenzialismo*.
• Dimostrazione per assurdo, in matematica e in logica, schema logico mediante il
quale, premessa una determinata ipotesi, anziché dimostrare la tesi, si dimostra che
la tesi contraria condurrebbe a negare l’ipotesi.
ASTRATTO. Termine che indica una nozione di qualità o di relazione considerata da
un punto di vista generale e come separata dalla rappresentazione sensibile da cui è
ricavata. La nozione di astratto si contrappone a quella di concreto: secondo gli
scolastici, ad es., il concetto di « uomo » è concreto, mentre quello di « umanità » è
astratto.
Nella storia del pensiero, però, il concetto di astratto si è di volta in volta
configurato in modi diversi e particolare significato esso ha assunto nel pensiero
hegeliano; per Hegel infatti è astratto tutto ciò che viene colto al di fuori di tutte le
sue relazioni con un contesto: l’uomo, ad es., visto nella sua astratta individualità e
non inserito nella storia e nella civiltà; è concreto, invece, ciò che viene colto e
conosciuto nella pienezza delle sue relazioni.
AŚVAGHOSA, dotto e filosofo buddhista, poeta e musico, vissuto in India alla corte di
Kaniska (II sec.). Nato da una famiglia brahmanica, probabilmente ad Ayodhyā, ebbe
una parte preponderante nel concilio buddhista convocato dal re Kaniska nel
Kashmir. Gli si attribuiscono molte opere, fra cui figura, quasi certamente, il
Buddhaciarita, poema filosofico in cui si narra la vita del Buddha, e il
Sūtrālamkāra. Le sue opere attestano la volontà di rendere la dottrina del Buddha
comprensibile e ammissibile agli spiriti imbevuti di cultura brahmanica, nell’intento
di accostare ortodossi ed eterodossi.
ATARASSÌA (dal gr. ataraxia, da a priv. e tarássein, turbare). Termine già usato da
Democrito, poi da Epicuro e dalle scuole epicurea e stoica per indicare quel