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termine. Spirito scientifico tra i più acuti del suo tempo, Bacone per primo s’accorse
degli errori del calendario giuliano e avvertì e segnalò i punti vulnerabili del sistema
di Tolomeo, indicò le leggi della riflessione e i fenomeni di rifrazione, comprese il
funzionamento degli specchi sferici e descrisse parecchie invenzioni meccaniche.
Essenzialmente innovatore, interessato a tutti gli aspetti della conoscenza, Bacone
non volle considerare la scienza come una realtà compiuta, arrestando ogni sforzo e
ogni progresso del pensiero e dello studio in nome del rispetto per gli antichi; anzi
l’antichità gli parve semplicemente la giovinezza del mondo. In sede filosofica, non
rimase estraneo alle grandi questioni del suo tempo e trattò del problema della forma
e della materia, dell’individuazione, ecc.; partecipò anche al dibattito sul problema
degli universali, che risolse, a quanto sembra, nel senso di un nominalismo di tipo
occamistico (terminismo*). Tra i primi, si liberò dal giogo scolastico e celebrò con
entusiasmo la scientia experimental: « La scienza sperimentale non riceve la verità
dalle mani di scienze superiori; essa è sovrana e le altre scienze sono alle sue
dipendenze ». Distinse due tipi di osservazione, di esperienza: l’una passiva e
volgare, l’altra attiva e dotta.
Bibliogr.: The Opus maius of R. Bacon, a cura di J. H. Bridges, 2 voll., Londra
1900; Fr. R. Bacon compendium studii theologiae, a cura di H. Rashdall, Aberdeen
1911; R. Baconis moralis philosophia, a cura di F. Delorme a di E. Massa, Zurigo
1953; su B.: E. Charles, Roger Bacon, sa vie, ses ouvrages, ses doctrines, d’après
des textes inédites, Parigi 1861; C. B. Vandewalle, R. Bacon dans l’histoire de la
philologie, Parigi 1929; F. W. Woodruff, R. Bacon, Londra 1938; F. Alessio, Mito e
scienza in Ruggero Bacone, Milano 1957.
BACONE (Francesco), barone di Verulamio, in ingl. Francis Bacon, filosofo inglese
(Londra 1561-1626). Figlio di Nicola Bacone, guardasigilli della regina Elisabetta I,
studiò diritto. Entrato nel 1593 nella camera dei comuni, vi trovò un protettore nel
conte di Essex, favorito della regina; ma quando questi cadde in disgrazia, nel 1601,
Bacone ne ottenne, come avvocato della corona, la condanna. Salito al trono
Giacomo I, conquistò il suo favore, insieme con quello del duca di Buckingham, e
divenne successivamente avvocato ordinario della corona (1604), « lord
guardasigilli » (1617), gran cancelliere e barone di Verulamio [Verulam] (1618),
visconte di Santo Albano [Saint Albans] (1621). Accusato nel 1621 dal parlamento
di corruzione, fu imprigionato e condannato a una ammenda, quindi graziato.
Le sue opere principali sono: Saggi*, di argomento morale, politico ed economico
(1597), Cogitata et visa de interpretatione naturae* (1607), pensieri e vedute
sull’interpretazione della natura, Novum Organum Scientiarum* (1620), la sua
opera fondamentale, Storia di Enrico VII (1622), De dignitate et augment is
scientiarum (Dignità e progresso delle scienze, 1623), Instauratio magna* (1623),
sintesi di due opere pubblicate nel 1605 e nel 1620, La nuova Atlantide*, pubblicata
postuma. La sua complessa personalità ha vivamente eccitato l’immaginazione dei
biografi; gli è stata perfino attribuita la paternità dei drammi di Shakespeare.
Il merito maggiore della speculazione baconiana è l’avere sostituito una nuova logica
(novum organum), sperimentale e induttiva, all’antica, aprioristica e deduttiva.