Page 61 - I templari e il filo segreto di Hiram
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dignità imperiale, generale cinico e sanguinario, aveva alzato la
croce sui suoi vessilli, sostituendo la lupa di Roma. In tal modo il
28 ottobre 312 aveva scagliato sul ponte Milvio un’orda di
fanatici, pronti a morire in nome del loro dio: un galileo vissuto
trecento anni prima e finito appeso a una croce. Anzi, su quella
croce probabilmente era finito un altro: un povero contadino che
era emigrato a Cirene per poi rimpatriare e si era trovato nel
luogo sbagliato al momento sbagliato: quasi un tiro barbino di
Tyche che getta i dadi. In tal modo l’astuto Costantino aveva
vinto la battaglia ed era entrato trionfante a Roma. E quel giorno
era cominciata la fine del mondo: del mondo classico!
Fu la fine della filosofia, delle scienze, della dialettica, della
poesia, della storiografia, della stessa medicina: bastava un dio
onnipresente, onnisciente, assoluto, eterno, generato dalla mente
eccitata di un assassino che aveva patito un colpo di sole, emerso
folle dal deserto del Sinai, e che andava blaterando di aver
parlato con un roseto ardente, scambiato per Dio.
Nell’anno millesessantasei ab Urbe condita, Costantino aveva
ripagato i fanatici che lo avevano portato in trionfo e a Milano,
nuova capitale imperiale, aveva emesso l’editto che avrebbe
cambiato il mondo. Da quel giorno i cristiani sciamarono dalle
catacombe e invasero il mondo conquistandolo. Da quel
momento, in un crescendo di violenza, fanatismo e intolleranza,
l’impero romano sperimentò l’Apocalisse: i cives romani, legati
alle antiche tradizioni, espulsi dai pubblici uffici, da qualsiasi
incarico civile; i sacerdoti degli dei olimpici chiusi nei loro
templi che venivano inesorabilmente incendiati. “Chi non è con
me, è contro di me!” aveva urlato Iesus nazareno della setta degli
Esseni!
Così doveva essere per omnia sæcula sæculorum.
E così è stato.
Nessuna tolleranza, nessuna pietà!
Tutti dovevano pensare allo stesso mondo e chi si opponeva
doveva scomparire, morire, essere annientato.
E così fu.
Un solo culto, un unico Dio, un’unica verità, un solo libro!
Tutto il resto non aveva valore, anzi, era nocivo.
Non soltanto i templi distrutti, ma anche le biblioteche
dovevano ardere, diventare cenere. Una degenerazione
universale: una lezione che avrebbe fatto scuola in Arabia,
seicento anni dopo, generando una nuova aberrazione che
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