Page 349 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                    Ancora si urlava fiduciosi, con grande convinzione, Deus lo
                Vult!
                    A cardinali e vescovi era stato imposto di versare un quinto
                delle loro entrate per finanziare la crociata.
                    Nei due anni necessari per organizzare convenientemente la
                spedizione,  re  Luigi  IX  non  aveva  lesinato  aiuti  ai  Templari  e
                agli  Ospedalieri,  affinché  rimpinguassero  le  loro  fila  esauste,
                mentre si preoccupavano della difesa di Acri e di tutti i presidi
                più esposti.
                    Il 17 settembre la flotta arrivò a Cipro e, ancora una volta, gli
                sguardi si volsero verso l’Egitto.
                    Persisteva  l’assioma:  chi  controllava  il  Cairo,  controllava
                Gerusalemme!
                    Per  questo  motivo  non  si  puntò  direttamente  su  Acri  e  sul
                Santo Sepolcro.
                    Il  re  di  Francia  ambiva  alla  conquista  definitiva  della
                Terrasanta, che doveva includere necessariamente il ricco Egitto
                ed estendersi, sostanzialmente su tutto l’Oriente.
                    Luigi IX non voleva liti tra Templari e Ospedalieri, ed era lui
                a decidere!
                    Un  giorno,  appresa  la  notizia  che  il  gran  maestro  templare
                aveva ricevuto un emissario del sultano, allo scopo di trattare una
                “vantaggiosa  tregua”  e,  soprattutto,  la  liberazione  dei  Crociati
                ancora prigionieri, il re di Francia gli mandò a dire che non era
                tempo di parole, ma del clamore del ferro.
                    Voci indicibili correvano sul conto di Guillaume de Sonnac:
                che  avesse  scambiato  il  suo  sangue  con  il  sultano  d’Egitto  nel
                corso  di  una  satanica  cerimonia;  che  avessero  mischiato  quel
                sangue  con  il  vino  e  poi  lo  avesse  bevuto  fino  a  ubriacarsi  in
                compagnia del sultano, sotto le stelle!
                    La  flotta  passò  l’inverno  a  Cipro  e  salpò  nuovamente  nel
                giugno  1249.  Ora  le  navi  con  bandiere  al  vento  erano  salite  a
                1.800, ma lo sbarco alla foce del Nilo fu difficile: lo stesso re fu
                costretto a combattere con l’acqua fino alla cintola; poi, ancora
                una volta, fu la volta di Damietta, conquista con relativa facilità.
                    La  città  non  si  era  ancora  ripresa  dal  terribile  assedio
                precedente.
                    Il resto dell’anno fu consumato per assicurarsi il controllo del
                delta del Nilo; poi il re di Francia impartì l’ordine della marcia:
                era la primavera del 1250 e l’entusiasmo tra le schiere cristiane
                sembrava salire alle stelle.

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