Page 334 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                    Tanta conflittualità accentuò l’irritazione di papa Innocenzo
                III, che nell’anno 1208 si spinse a minacciare la scomunica per
                Philippe du Plessis e accennò anche all’accusa di apostasia nei
                confronti  di  tutti  i  Templari,  colpevoli  d’inquietanti  contatti
                segreti con la terribile setta “degli Assassini”. Sia i Templari che
                la setta degli “Assassini” ricorrevano a misteriosi riti iniziatici…
                    A  questo  punto  un  riavvicinamento  con  il  papa  non  era
                auspicabile, ma inevitabile: la corda stava per spezzarsi!
                    L’occasione  fu  offerta  da  Maria,  figlia  di  Isabella  e  di
                Corrado  del  Monferrato,  che  all’epoca  aveva  tredici  anni,
                acclamata  regina  di  Gerusalemme.  Per  sostenere  la  giovane
                Maria  fu  istituito  un  consiglio  di  reggenza  presieduto  da
                Giovanni  di  Ibelin,  signore  di  Beirut,  al  quale  partecipava
                Philippe du Plessis, autorizzata da papa che nel frattempo aveva
                ricevuto una delegazione di alti funzionari dell’Ordine a Roma:
                una missione chiarificatrice.
                    L’anno successivo, il 1209,  terminò la tregua quinquennale
                con il sultano di Damasco e si doveva decidere se rinnovarla.
                    Tutti  erano  d’accordo,  ad  accezione  di  Philippe  du  Plessis,
                che non esitò a opporsi con il chiaro intento di affermare la sua
                obbedienza  al  papa  guerrafondaio.  Innocenzo  III,  infatti,
                detestava le continue tregue che attestavano quanto fosse sfumato
                l’entusiasmo  per  la  crociata,  mentre  il  Santo  Sepolcro  restasse
                sotto il controllo dei Saraceni.
                    In quell’occasione Philippe du Plessis impose che la tregua
                con  il  signore  di  Damasco  “non  sarebbe  stata  vincolante”;
                nonostante  fossero  noti  i  suoi  rapporti  amichevoli  con  quel
                sultano.
                    In tal modo la riconoscenza papale non tardò a manifestarsi:
                furono  riconfermati  tutti  i  privilegi  spettanti  ai  Templari,  che  i
                vescovi tendevano a dimenticare, se non a ostacolare.
                    Tra  questi  privilegi  ce  n’era  di  singolari,  come  il  diritto  di
                gestire  propri  cimiteri,  di  erigere  chiese  su  terre  ottenute  in
                donazione  e  l'esenzione  dalle  decime  sui  lasciti  in  loro  favore;
                più ancora spiccava la facoltà “di assistere” i cristiani in luoghi
                colpiti  da  anatema  e  interdetto,  giacché  le  chiese  templari  ne
                erano immuni. (Si consideri, a riguardo, la possibilità d’impartire
                l’estrema  unzione  ai  moribondi,  altrimenti  negata  nelle  località
                colpite da interdetto, con i lasciti che ne derivavano).
                    Il papa impose inoltre al clero di non interferire nell'annuale
                raccolta delle decime affidate ai Templari in tutti regni d’Europa.

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