Page 225 - I templari e il filo segreto di Hiram
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orientali di Spagna, Mauritania e Guinea; le coste occidentali
della grande d'America, le isole caraibiche, le foci di fiumi
enormi, le Ande e persino l’Antartide, misteriosamente sgombro
di ghiacci. La stessa Groenlandia non è raffigurata come un’isola
monolitica; ma un arcipelago, proprio come hanno dimostrato
recenti osservazioni dallo spazio, con i satelliti.
Cristoforo Colombo, l’ammiraglio dell’oceano tenebroso,
sapeva esattamente dove andare e, anche, quale rotta seguire.
Una domanda resta sospesa, senza risposte: chi disponeva di
simili conoscenze in anni remoti?
Indubbiamente una mappa misteriosa e intrigante, forse
egizia o micenea, forse l’ultimo reperto di Atlantide, che
dischiude orizzonti storici inesplorati e insondabili.
Nel 1291, duecento anni prima l’avventura di Cristoforo
Colombo, i fratelli Ugolino e Vadino Vivaldi, oggi dimenticati,
lasciarono Genova con due galee: “Allegranza” e
“Sant’Antonio”. Salparono desiderosi di aprire nuove rotte
nell’immenso oceano, al di là delle Colonne d’Ercole, andando
“ad partes Indiae per mare oceanum”. La differenza sostanziale
con Cristoforo Colombo stava nei gusci delle navi: le galee erano
poco adatte ad affrontare le onde dell’Atlantico.
Quel viaggio attesta che sicuramente i fratelli Ugolino e
Vadino Vivaldi disponevano di conoscenze geografiche insolite e
inedite. Un’interessante ricerca su queste conoscenze porta ai
documenti di papa Bonifacio VIII, in Vaticano. E quel papa,
grande protettore del Tempio, fu successivo di pochi anni a quel
viaggio. Nelle sue carte si troverebbero cenni a isole remote,
situate al di là del misterioso Oceano: notizie di probabile origine
templare alle quali attinsero, probabilmente, i fratelli Vivaldi.
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