Page 224 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                     Rafael Sarmento fu catturato cinque anni dopo la scoperta
                dell’America e  il  ritorno  in  Spagna:  imprigionato dal  turco  nel
                golfo della Sirte, allorché la sua galea fu abbordata e affondata
                dal capitano Kermal.
                     E proprio il capitano Kermal, che non era soltanto un pirata,
                si stupì di trovare addosso a quel miserabile una mappa strana.
                Un altro capitano, probabilmente, avrebbe gettato in  mare quel
                foglio  unto  e  bisunto!  Ma  il  capitano  Kermal  aveva  un  amico
                lontano, a Costantinopoli: un ammiraglio d’origine greca che si
                dannava l’anima sulle rive del Corno d’Oro a raccogliere carte
                nautiche di tutti i paesi. All’ombra di Santa Sofia trasformata in
                moschea, dove i sultani avevano sostituito i basilei bizantini e la
                mezzaluna la croce, quell’anziano ammiraglio, abile cartografo,
                ambiva  lasciare  ai  posteri  un  bellissimo  “atlante”:  il  Kitabi
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                Bahriyye ,  prezioso  a  tutti  i  naviganti.  Un’opera  costituita  da
                mappe  marittime,  dai  molti  dettagli,  con  dipinti  poetici,  solari,
                eleganti: carte geografiche correlate da sapienti note ai margini,
                rilegate in una solida copertina di pelle di daino.
                     Muhiddin  Piri  Reis  ricevette  con  grande  gioia  il  dono  di
                quella  misteriosa  carta  geografica  e  annotò  chi  glielo  aveva
                inviato; poi provvide a riprodurre una copia, giacché la vecchia
                mappa era ridotta in pessimo stato.
                     Altri secoli fluirono e nell’immenso gioco della ruota della
                vita  giunse  il  momento  del  crepuscolo  dell’Impero  Ottomano,
                che  aveva  superato  in  grandezza  e  splendore  quello  caduco  di
                Alessandro Magno.
                     La sera piovosa del 9 novembre 1929 Halil Edhem, direttore
                del  museo  di  Istanbul,  rovistava  nel  palazzo  dei  sultani,  noto
                come  il  Topkapi,  quando  si  trovò  tra  le  mani  l’obliato  atlante,
                con  le  sue  belle  mappe  e  una,  in  particolare,  davvero  insolita.
                Un’annotazione  a  margine  riferiva  che  era  stata  sottratta  a  un
                marinaio  cristiano  che,  pazzo,  si  vantava  aver  raggiunto  il
                lontano Catay navigando verso Occidente.
                     Oggi quella mappa singolare, riprodotta su pelle di gazzella,
                è  custodita  al  Museo  di  Istanbul  e  suscita  interesse,  stupore,
                meraviglia in tutti coloro che hanno il privilegio di vederla.
                     I cartografi l'hanno studiata e analizzata con le tecniche più
                sofisticate, restandone sconcertati: la longitudine è tracciata con
                grande  perfezione  e  raffigura  l'Oceano  Atlantico  con  le  coste

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                  Il libro del Mare
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