Page 219 - I templari e il filo segreto di Hiram
P. 219
pagina n.218 420451_LAVORATO.pdf
Louis Charpentier scrive che i “Figli di Salomone”
divennero “liberi muratori”, Francs-Maçons, “onesti
companions” su istanza del priore templare dell’epoca, grazie
alle franchigie concesse da Luigi IX, re di Francia, canonizzato
da Bonifacio VIII nel 1297 nel tentativo di sanare i contrasti con
Filippo il Bello. Liberi architetti e liberi carpentieri: maestranze
affrancate dai gravami feudali.
In seguito, con la rovina del Tempio, i costruttori delle
grandi cattedrali lasciarono il regno di Francia e divennero i
“Compagni del Dovere di Libertà”, continuando la loro opera in
Germania, Spagna e Inghilterra. Fu loro merito la diffusione
dell’arte gotica nelle terre al di là del Reno.
Il legame che univa i Cavalieri del Tempio ai Maestri
Costruttori affiora in un manoscritto in lingua latina redatto
all’inizio del XIII secolo, forse nel 1205, noto come il
“documento di Amburgo”, pubblicato nel 1877.
Questo prezioso manoscritto è ripartito in tre parti.
La prima parte riguarda la regola dell’Ordine Templare,
redatta da san Bernardo di Clairvaux.
La seconda parte concerne la regola dei “Fratelli Eletti del
Tempio”.
La terza parte accenna alla regola dei “Fratelli Consolati”.
Un rapporto con il “consolamentum” dei Catari?
All’articolo 17 si legge:
“Se un fratello del Tempio ha ottenuto la carica di Priore e
di Prefetto, deve provvedere a strutturare nella maniera più
consona all‟incarico la sua casa, secondo le nostre usanze
segrete, ricorrendo a un maestro muratore che sia a conoscenza
della sapienza dei nostri Padri. Se costui non è un iniziato, si
dovrà provvedere al più presto a rivelargli la luce, in modo tale
che possa edificare il Capitolo affinché la luce di Dio vi dissipi le
tenebre”.
Le corporazioni dei maestri costruttori erano molto diffuse
in tutta l’Europa, a Cipro e in Terra Santa, dove peraltro si
avvalevano dell’aiuto di architetti saraceni e drusi provenienti dal
Libano.
Tra queste corporazioni sono note:
a Tolosa, in Siria, i “Bravi uomini” (che nel loro stesso
nome lasciano intendere rapporti con i Catari);
i “Poveri di Lione” (dai palesi rapporti con i Valdesi,
218