Page 223 - I templari e il filo segreto di Hiram
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È noto che i cavalieri in fuga dalla Francia trovarono rifugio
in Scozia e, soprattutto, in Portogallo, dove ricostituirono la
“Militia Christi” e mantennero sia le loro croci che i bianchi
mantelli. Poco tempo dopo l’Ordine dei “Cavalieri di Cristo”,
voluto dal re del Portogallo, fu riconosciuto con bolla papale dal
pontefice Giovanni XXII.
Preziosa fu la loro collaborazione alla riconquista della parte
meridionale di quel paese.
La piccola città di Tomar, che ospita nella sua piazza
centrale una grande statua di cavaliere templare appiedato,
costituì il cuore pulsante del nuovo Ordine Cavalleresco e il
vasto castello sulla collina ne divenne la principale roccaforte.
Ancora oggi vi si può ammirare la cappella ottagonale.
Enrico il Navigatore, principe portoghese che dischiuse ai
suoi sudditi gli orizzonti dell’Oceano Atlantico, era un maestro
templare della “Militia Christi”: l’artefice della marineria
lusitana che indicò ad audaci capitani le rotte lungo l’Africa,
verso il Capo di Buona Speranza.
Non fu un caso se Cristoforo Colombo dispiegò sulle vele
delle caravelle la croce templare.
Quando naufragò sulle coste portoghesi trovò riparo nel
monastero templare di Tomar e qui intravide mappe templari
antichissime che gli cambiarono la vita. A Tomar gli entrò nel
sangue l’ossessione di raggiungere le Indie, l’Oriente, navigando
verso Occidente.
Perché?
La risposta è da cercarsi nella misteriosa “mappa di Piri
Reis”.
Novanta temerari s’imbarcarono su tre gusci all’alba del 3
agosto 1492, nonostante fosse di venerdì e nonostante il motto
“di Venere e di Marte non ci si sposa, né si parte”!
Era il giorno in cui, a Genova, si festeggiava san Giorgio:
patrono della città e protettore dei suoi abitanti, soprattutto dei
marinai.
Poteva essere diversamente? Considerato che a guidare la
spedizione era un genovese di nome Cristoforo Colombo?
Quei temerari arrivarono a destinazione il 12 di ottobre,
all’alba, un altro venerdì.
Poi ci fu la storia di Rafael Sarmento… Forse stava scritto
nelle stelle che l’America non portasse fortuna ai suoi scopritori.
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