Page 214 - I templari e il filo segreto di Hiram
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Salve Regina, da altri attribuito al monaco Ermanno nel
monastero di Reichenau sul lago di Costanza.
Dai Fedeli d‟Amore la donna viene esaltata come figura
intermediaria tra l’uomo e il cielo: sintesi di bellezza e saggezza.
La presenza muliebre nel mondo ha lo scopo d’ingentilire
il cuore dell’uomo, portandolo a una superiore nobiltà d’animo
che sarebbe impossibile raggiungere senza la presenza della
donna: l’altra metà del cielo.
Forse mai la donna ha avuto tanto rispetto e tanta
considerazione nella Civiltà Europea!
Di certo l’esaltazione del ruolo femminile è in sintonia con
l’amor cortese dei poeti trovadori, in cui affiora la filosofia
neoplatonica tra riferimenti morali e religiosi.
Nei Fedeli d‟Amore la donna acquisisce caratteristiche
angeliche e semidivine: una figura eterea tesa a nobilitare l'uomo
esaltando nel suo animo l’anelito alla giustizia, la propensione
alla “saldezza morale”, l’equilibrio della temperanza. Virtù che
lo elevano verso la vera conoscenza di Dio staccandolo dalla
bestialità che impregna il mondo.
Un tratto comune dei Fedeli d‟Amore è la presenza, nei
loro scritti poetici, del simbolismo della Donna come Sapienza
Trascendente, intrisa di una luminosità neoplatonica se non
gnostica.
Il culto della donna – madonna denota connotati gnostici
profondi, velatamente eretici, come traspare nella stessa figura di
Beatrice nell’ambito della Divina Commedia.
Tipico del Fedele d‟Amore era il desiderio di morire
d‟amore, quasi simili ai Catari nell’endura; ma simile
affermazione era un’allegoria dove l’umano e il divino
convergevano in un “sublime amore”.
I Fedeli d‟Amore costituirono nel tardo Medioevo
un’aristocrazia basata non più sulla nobiltà di sangue, ma sulla
nobiltà d’animo, e svolsero un ruolo importantissimo nel
dischiudere le porte all’Umanesimo.
Pare che sussistesse un linguaggio segreto presso i Fedeli
d‟Amore: un linguaggio che si estrinsecò attraverso un poetare
per certi aspetti ermetico, sicuramente allusivo, dalle molteplici
allegorie dottrinali, anche pagane per il palese riverbero della
filosofia platonica. Sembra che si dilettassero in giochi di parole:
ad esempio, il termine a mort che poteva acquisire il significato
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