Page 215 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                di “senza morte” e alludere pertanto all’eternità, mentre in altri
                casi sottintendeva l’amor.
                      In Provenza si usava il termine parlar cruz per intendere
                un  linguaggio  segreto,  tra  iniziati,  ideato  appositamente  per
                evitare  malintesi  con  i  profani,  definiti  la  gente  grosa  che
                avrebbe potuto fraintendere le loro raffinate allegorie.
                      Per certi versi lo stesso messaggio fortemente allegorico di
                Dante attinge al parlar cruz!

                      Probabilmente i Fedeli d‟Amore furono anche cultori della
                cabala!
                      L'arte segreta della cabala si esplica nell'attribuzione di un
                numero ad ogni lettera di una parola, analizzando poi il numero
                derivato dalla somma di ogni lettera si cerca d’intuire i significati
                nascosti nella parola analizzata.
                      Nella  Cabala,  infatti,  si  tende  all'abbinamento  e
                all’eventuale  sostituzione  delle  parole  con  lo  stesso  numero,
                addivenendo  a  una  lettura  esoterica  delle  sacre  scritture,
                soprattutto dell'Apocalisse.
                      I  Fedeli  dell'Amore  cercavano  l'unità  nell'amore  ed  è
                questo,  probabilmente,  il  significato  profondo  della  loro
                congregazione.
                      La parola unità, in ebraico è AChD dove A = 1, Ch = 8 e
                D = 4: la somma di queste tre lettere è il numero 13!
                      La  parola  amore,  in  ebraico  è  AHVH  dove  A=1,  H=5,
                V=2, H=5 e nuovamente la somma corrisponde al numero 13.
                      Parole complementari ed interscambiabili!
                      La  scarsa  documentazione  sui  Fedeli  d‟Amore  deriva
                anche  dal  fatto  che  non  incapparono  in  feroci  repressioni  e  in
                terribili  torture  come  accadde  a  Catari e  a Templari  che,  in tal
                modo e loro malgrado, lasciarono una documentazione storica.
                      Lo  sconcerto  di  Dante  nella  selva  oscura,  dove  confessa
                che neppure sa come vi sia capitato: “Io non so ben ridir come
                v‟intrai, tant‟era pien di sonno a quel punto che la verace via
                abbandonai” (Inf. I, 10-12) è tipico dell’uomo che si è smarrito
                nel  labirinto  della  vita,  precipitato  quasi  in  un  sonno  della
                conoscenza: un deambulare vacuo e confuso, in balia del vento,
                come a volte capita nell’esistenza umana. Ed ecco che, a questo
                punto, subentra il cammino dei Fedeli d‟Amore.
                      Infatti,  per  emergere  dalla  selva  oscura  Dante  deve
                affrontare un lungo percorso iniziatico, simbolico e allegorico al


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