Page 209 - I templari e il filo segreto di Hiram
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che risolvesse definitivamente la “questione del Santo Sepolcro”
e ad instaurare stretti rapporti con i Templari. Viaggiò in Europa
e in Oriente, e insegnò in prestigiose università: Parigi,
Montpellier e Napoli. Scrisse innumerevoli opere di teologia,
mistica, logica, astronomia, matematica, medicina, pedagogia:
uno straordinario precursore di Leonardo da Vinci. La sua opera
principale in campo teologico fu il “Liber contemplationum”
(scritto tra il 1271 e il 1273). In campo logico divennero famose
tre sue opere: “Ars demonstrativa” (del 1275); “Ars generalis
ultima” 81305-1308) e “Ars Brevi”.
In seguito, ormai prossimo all’età di ottant’anni, decise di
farsi missionario e strappare gli islamici dall’abbruttimento
imposto loro da Maometto. Per questo motivo studiò l’arabo,
comprò uno schiavo magrebino e s’imbarcò per Tunisi dove,
appena approdato, cominciò la sua predicazione: venne
immediatamente lapidato.
Ma la sua impronta nella cultura medioevale cristiana restò
a lungo. Alla sua morte proliferavano molti suoi seguaci a Parigi,
Montpellier e Valencia, tra i quali Tommaso de Myèsiers, che
nell’opera cosmologica Electorium Remundi applicò fedelmente
gli insegnamenti del maestro Lullo la cui fama imperversò per
tutto il XIV secolo. A molte opere di astronomia, magia,
alchimia e metaetica esoterica fu attribuito il suo nome; finché
nel 1390, a più di settant’anni della sua morte del filosofo
missionario, l’università di Parigi mise al bando molte sue opere.
Ma il secolo successivo vide un notevole rifiorire di studi e
interpretazioni delle teorie e degli insegnamenti del trilogo
esoterico catalano. Si può affermare correttamente che tutta la
cultura europea ne fu profondamente influenzata.
Ma torniamo ai templari.
Un certo Edmond de Cahors rivelò che tra i Templari era
diffusa una versione dei Vangeli sconvolgente, in cui Ponzio
Pilato si adoperava in ogni modo per salvare il predicatore
condannato al patibolo e irrideva abilmente i sacerdoti del
Tempio che gli avevano estorto la condanna. Per questo motivo
sulla croce finì il Cireneo e non Gesù. Ma anche Simone detto il
“cireneo” non morì sul patibolo, poiché non gli furono spezzate
le gambe, come accadde per i due ladroni, e soprattutto fu
deposto dalla croce poche ore dopo che vi era stato issato. Lo
stesso “titulus” I.N.R.I: Jesus Nazarenus Rex Judeaorum,
tradotto anche in ebraico Jeshu ha-Nazri w-melekh jehudim”,
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