Page 106 - I templari e il filo segreto di Hiram
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                   La  cupa  leggenda  del  patto  tra  un  papa  e  il  diavolo
                cominciava a vacillare, dopo più di cinque secoli!
                   Si  dovette  aspettare  la  fine  del  XVI  secolo  affinché  un
                domenicano  spagnolo,  padre  Alfonso  Diaconio,  autore  delle
                “Vitae  et  gesta  romanorum  et  cardinalium”,  scrivesse  che  un
                papa era stato vittima dell’ignoranza di un popolo intero.
                   Da quel momento furono pubblicati alcuni libelli a favore di
                Silvestro II e un altro domenicano, questa volta polacco, Abramo
                Bzovio, compose in favore di Gerberto d’Aurillac un panegirico,
                di trentotto capitoli.
                   Infine giunse l’anno 1684, quando si decise di consolidare le
                fondamenta  della  basilica  di  San  Giovanni  in  Laterano  su
                decisione di papa Innocenzo XI.
                   Quale  occasione  migliore  per  aprire  l’arca  marmorea  di
                Silvestro II e curiosarvi all’interno?
                   Accadde così che il papa scellerato, che si era fatto tagliare a
                pezzi  nell’intuire  l’arrivo  ferraglioso  del  demonio,  apparve
                integro e illeso, sontuosamente coperto da abiti pontifici, con le
                braccia incrociate e la tiara sul capo.
                   Il  canonico  Cesare  Rasponi  testimoniò  che,  a  contatto  con
                l’aria,  il  corpo  di  papa  Silvestro  II,  meravigliosamente  integro,
                miracolosamente  conservato,  si  trasformò  in  polvere.  Rimase
                soltanto  il  suo  anello  con  la  scritta  emblematica:  “Sic  transit
                gloria mundi!”
                   Ma certe leggende sono dure a morire.
                   Ancora oggi nella Curia Romana aleggia la superstizione che
                la tomba di Silvestro II s’inumidisca alla morte di un cardinale e
                vi fuoriesca dell'acqua alla morte di un papa.
                   Resta il ricordo della “scuola di Reims”, fondata da Gerberto
                quand’era  arcivescovo  di  quella  città:  esempio  unico  di
                umanesimo,  di  straordinario  eclettismo,  della  tradizione
                “scientifica”  greca  filtrata  dagli  Arabi,  esile  luce  della
                conoscenza nel buio pesto del Medioevo.
                   Una  scuola  ancora  attiva  quando,  cent’anni  dopo,  papa
                Urbano  II  rispolverò  il  progetto  di  Silvestro  II  e  proclamò  il
                “pellegrinaggio  armato”  per  liberare il  Santo  Sepolcro.  I  tempi
                erano  maturi!  Una  scuola  che  era  sopravvissuta  alle  ire  di
                Gregorio VII, il Khomeini della cristianità.
                   Sicuramente non fu un caso se i primi nove Templari erano
                originari della regione della Champagne, di cui Reims era la città




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