Page 98 - La Massoneria Rivelata
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trattava  di  una  nuova  voce  che  andava  a  sommarsi  alle  molte
                che da tempo rimbalzavano su libri e periodici. Questa querelle

                doveva assolutamente terminare e il giornalista d’Oltralpe aveva

                perciò  il  dovere  di  parlare  chiaro  e  di  mostrare  prove
                inconfutabili  dell’esistenza  di  Diana.  Taxil,  con  un  certo

                imbarazzo, rispose che la pentita doveva rimanere nascosta per
                sfuggire alla vendetta massonica.

                    La sua notorietà sarebbe stata esiziale, i massoni l’avrebbero
                certamente  eliminata  o  rapita,  per  poi  sottoporla  a  un’atroce

                vendetta. Per tacitare gli animi più accesi mostrò alcuni ritratti
                fotografici  della  sua  protetta,  ma  fu  un  escamotage  di  scarso

                successo: le immagini di Diana erano già note, e una di queste
                era apparsa anche sulla Rivista antimassonica.

                    I  delegati  inglesi  e  tedeschi,  più  scettici  e  agguerriti,  non

                dettero tregua a Taxil, che a onor del vero mostrò un’assoluta
                sicurezza. Ma questi volevano sapere: se Diana esisteva doveva

                uscire  dall’indeterminato,  dalle  nebbie  sospette  dalle  quali  era
                avvolta. Perciò essi chiedevano di sapere qual era il vescovo che

                aveva  raccolto  la  sua  conversione,  dov’era  stata  battezzata  e
                comunicata per la prima volta, e a quali enti benefici era finito il

                denaro ricavato dalla vendita delle sue opere.
                    Particolarmente agguerrito fu Gratzfeld, il rappresentante del

                cardinale  Kremenz,  arcivescovo  di  Colonia.  Egli  denunciò  il
                caso  Vaughan  come  una  favola,  dato  che  non  vi  era  una  sola

                prova della sua esistenza. Non solo, tutto lasciava supporre che

                l’intera vicenda fosse un sordido tranello ordito per far cadere i
                cattolici in un abisso di ridicolo, e di conseguenza screditare la
                lotta alla massoneria.

                    A questo punto Taxil, per tacitare le richieste e non perdere

                credibilità, dichiarò che avrebbe rivelato ogni cosa il 19 aprile
                1897 a Parigi, dove avrebbe organizzato un’apposita conferenza.

                    Trascorse  quasi  un  anno,  e  l’attesa  fu  resa  ancor  più
                trepidante da una lettera che il celebre Bataille inviò al giornale





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