Page 49 - La Massoneria Rivelata
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Grazie all’enorme diffusione, le Mémoires riuscirono a
convincere contemporanei e posteri che la Rivoluzione francese
fosse opera della massoneria. In quelle pagine si legge che le
logge erano state inquinate da gruppi dediti a tenebrose scienze,
a incantesimi e altri simili misfatti, con l’intento di scardinare la
società cristiana, timorosa di Dio e rispettosa dei troni. Tuttavia
la corruzione non era stata totale: gran parte della massoneria
britannica, ad esempio, ne era rimasta immune, inoltre, e molti
adepti ignoravano il vero obiettivo della congrega.
La teoria di Barruel fu immediatamente smentita, con
competenza, da Jean Joseph Mounier, celebre per il giuramento
nella Sala della pallacorda. Anche Mallet du Pan la considerò
una stupidaggine, e lo stesso fece De Maistre. Ma fu tutto
inutile.
Il gesuita divenne un caposcuola che influenzò
l’antimassoneria posteriore, sia per la teoria del complotto, sia
per alcuni aspetti specifici, definiti da Aldo Alessandro Mola
“suasori”. Il primo fu quello di dichiararsi un ex massone,
costretto a forza a entrare nella setta: «Da più di venti anni – egli
attestò – era difficile non incontrare nella Francia, ed in
particolare in Parigi, alcuno degli iscritti alla società massonica.
Ve n’avea de’ miei amici, e molti di quelli, che io assai stimava,
ed amava. Con tutto lo zelo solito dei giovani iniziati, mi
sollecitavano essi ad entrare nella loro compagnia. Sul mio
rifiuto costante, presero il partito di arruolarmi mio malgrado».
Era ovvio che, se aveva fatto parte della setta, pur aderendovi in
modo così particolare, doveva essere ben informato, e
rappresentava perciò una fonte certa e sicura. Il secondo punto
di forza delle Mémoires consisteva nel “distinguere l’errore
dall’errante”: una cosa era la massoneria, un’altra il massone.
Molti erano infatti i Fratelli la cui buona fede era stata
carpita, ed essi erano dei plagiati, dei violentati nella volontà,
nella coscienza e nella conoscenza; erano insomma dei poveri
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