Page 192 - La Massoneria Rivelata
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ribellione, / O forza vindice / della ragione! / Sacri a te salgano /
gl’incensi e i voti! / Hai vinto il Geova / dei sacerdoti».
Lo scalpore fu tale che lo stesso Carducci annotò: «Questo
Inno a Satana […] spiacque forte all’amico Quirico Filopanti; e
me ne rimproverò, e lo chiamò recisamente ‘un’orgia
intellettuale’. Non ci voleva altro: tutti, per qualche giorno, si
occuparono dei fatti miei: i democratici politici
sboffonchiarono, i filosofi compassionarono, i clericali mi
paragonarono a Troppmann e nei giornali e per le lettere più o
meno anonime mi promisero l’inferno senz’altro. Fino il
bordello spalancò tutte le sue camere per dirmi – Fatti in là, tu
se’ indecente – E la fogna mi sbuffò in viso una vampata
d’indignazione». Insomma, nel caso dell’Inno, l’eccessivo ardore
antipretesco del passionale toscano non piacque nemmeno ai
suoi confratelli.
Motivi di questo genere non si trovano invece nella
produzione di Giovanni Pascoli, iniziato dalla loggia Rizzoli di
Bologna il 22 settembre 1882. La sua appartenenza massonica è
documentata non solo dal giuramento da lui compilato e
firmato, ma anche dal verbale della Rizzoli, dove si legge: «Il
Fratello Venerabile avvisa quindi i Fratelli che il profano
Giovanni Pascoli, professore, desiderava farsi iniziare Massone,
ma dovendo egli partire subito per il luogo del suo impiego,
occorreva eccezionalmente ed in vista della bontà dell’elemento
che avrebbe arricchito la grande Famiglia Massonica, che la
Loggia soprassedesse alle formalità d’uso. Il Fratello Venerabile
ed altri Fratelli offrendosi garanti della moralità di detto
profano, l’Oratore conclude appoggiando la proposta che viene
approvata ad unanimità. Si procede dunque all’ammissione di
detto profano Giovanni Pascoli, professore di San Mauro di
Romagna di anni 27. Apprese ‘le parole, i segni e toccamenti del
grado’, Pascoli prese posto alla colonna del Nord».
Più complesso è il caso di Gabriele D’Annunzio, sulla cui
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