Page 190 - La Massoneria Rivelata
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L’immaginifico e l’esoterismo





















                I tre grandi poeti italiani fra Ottocento e Novecento – Carducci,
                Pascoli  e D’Annunzio  – furono in un modo o nell’altro  legati

                alla massoneria.
                    Del  primo sono noti  diversi aspetti  della sua appartenenza.

                Probabilmente  Giosuè  fu  iniziato  da  giovane  in  una  loggia
                toscana,  a  Pisa,  a  Livorno  o  a  Firenze.  Quando  si  trasferì  a

                Bologna  per la cattedra  universitaria,  essendo già  stato  iniziato,

                venne  affiliato  in  un’officina  locale,  forse  la  Concordia
                umanitaria,  la  Severa  o  la  Galvani.  Poi,  nel  1866,  fu  tra  i

                fondatori della Felsinia, una loggia tanto ribelle e turbolenta che,
                poco tempo  dopo, fu sospesa dai lavori. E fu così che il poeta  si

                ritrovò  senza  una  “casa”  massonica,  con  la  conseguenza  di
                andare forzatamente  “in  sonno” per qualche anno. Si risvegliò

                quando,  ormai  celeberrimo  vate  italico,  entrò  nella  loggia
                coperta Propaganda Massonica, un’officina particolare, elitaria e

                riservata, fondata a Roma per accogliere i Fratelli importanti che
                era  stata  voluta  dal  Gran  Maestro  Adriano  Lemmi,  amico  ed

                estimatore  di Carducci,  nonché vero e proprio rifondatore  della

                massoneria italiana.  Da  allora la militanza  del poeta  toscano  fu
                continua  e  attiva,  tanto  che  quando  morì  fu  sepolto  con  le

                insegne massoniche.

                    Se  l’appartenenza  di  Giosuè  Carducci  al  Grande  Oriente




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